Stefano Cucchi. Dodici anni fa “ad ucciderlo sono stato io”

E’ una triste vicenda – e purtroppo non l’unica – della storia del nostro Paese. E’ il 15 ottobre 2009 e il giovane Stefano Cucchi viene visto consegnare delle piccole confezioni trasparenti in cambio di soldi ad un altro ragazzo. Atto che lo porterà al fermo da parte dei Carabinieri: Tedesco, Aristodemo, D’Alessandro, Di Bernardo e Bazzicalupo.

Ne seguì la perquisizione in caserma durante la quale gli trovarono 12 confezioni di hashish e 3 di cocaina, oltre a una medicina per l’epilessia, di cui soffriva il ragazzo.

Quando Stefano è entrato in caserma stava bene, ma già durante il processo camminava, parlava male e soprattutto presentava degli ematomi agli occhi. In attesa del processo fissato per un mese dopo, Stefano si trovava presso il carcere di Regina Coeli e a quello stesso processo di un mese dopo, non sarebbe mai arrivato.

Stefano viene portato in ospedale

La sera del 16 ottobre viene condotto all’ospedale Fatebenefratelli con ecchimosi e lesioni in diverse parti del corpo. Nonostante tutto, Stefano decide di non farsi ricoverare e sceglie di fare ritorno in carcere. La situazione si aggrava tanto da trasferirlo all’ospedale Sandro Pertini.

Il 22 ottobre, all’alba, Stefano Cucchi muore.

Ad uccidere Stefano Cucchi sono stato io

Ciò che seguì la morte del giovane Stefano Cucchi, che al momento del decesso pesava 37 chili, fu un seguire di eventi, manifestazioni, denunce, ma anche schiaffi in faccia. Tutti sapevano chi erano i colpevoli, ma la Legge è diversa; la Legge sostiene e vuole fare giustizia. O almeno, questo è quello che dovrebbe fare.

Ma tra la morte e la giustizia ne passa di tempo, ne passano di battaglie direttamente e indirettamente. E se non si trova un colpevole – anche quando è evidente – allora ad uccidere Stefano Cucchi “sono stato io”. O sono STATO io?

Nel 2014 questa affermazione è diventata lo slogan di una campagna lanciata su Facebook dalla pagina #vialadivisa per far sentire la propria vicinanza ai genitori e alla sorella del ragazzo che per anni e anni hanno lottato affinché i responsabili, quelli veri, potessero pagare per il male fatto al giovane e per tutta la sofferenza che non potrà mai abbandonare il cuore di chi gli voleva bene.

In quello stesso anno, il 2014, la magistratura non era stata in grado di dare i nomi dei colpevoli. Nomi e Cognomi destinati però a venir fuori.

Caso Cucchi, anno 2021. Pestaggio ingiustificato

Il 7 maggio 2021 sono stati condannati a 13 anni i due Carabinieri responsabili del “pestaggio ingiustificato” nei confronti di Stefano Cucchi. Si tratta di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

Per la corte si è trattato “di accertata sproporzione tra l’alterco insorto tra Di Bernardo e Cucchi rispetto alla portata dell’aggressione da quest’ultimo patita alla quale partecipò D’Alessandro…Le violente modalità con cui è stato consumato il pestaggio ai danni dell’arrestato esprimono nelle modalità dell’azione che trasnodano la semplice intenzione di reagire alla mera resistenza opposta dell’arrestato alla esecuzione del fotosegnalamento”.

Quei nomi e cognomi si sapevano, bisognava solo aspettare che uscissero dal processo. Ma qual è la vera giustizia? Vedere dietro le sbarre chi fa del male? La vera giustizia è sapere che Stefano non sia morto invano e che quanto avvenuto non accadrà mai più; ma quel “mai” non esiste e allora purtroppo sì, quel gracile giovane è morto solo per uno scellerato abuso di autorità.

Finché l’eccesso da parte delle Forze dell’ordine esisterà, ad uccidere “sono stato io”!

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