Una giustizia tributaria più efficiente per il rilancio economico del Paese

Sono ormai sempre più frequenti gli appelli istituzionali a rendere la giustizia civile italiana più efficiente.

Lo sviluppo di strumenti stragiudiziali, il cui successo è certificato dalla loro diffusione presso i consumatori di prodotti bancari e finanziari, è la dimostrazione di una desgiurisdizionalizzazione surrettizia del nostro ordinamento. Può essere in parte recuperata con il riordino delle norme procedurali, una loro indispensabile semplificazione e l’adeguamento all’innovazione tecnologica.

Il tutto per rendere il nostro Paese dotato di un livello di certezza del diritto più elevato. Un’azione che abbia  un riflesso diretto sulla fluidità e sullo sviluppo delle transazioni commerciali e finanziarie.


Senza naturalmente dimenticare, in un’ottica di comparazione internazionale indispensabile in un contesto di crescente globalizzazione, l’importanza di poter esibire una giustizia civile tempestiva ed efficiente. Questa è certamente da intendersi come fattore di competitività da poter spendere sul fronte della capacità di attrarre capitali ed investitori stranieri.


Un versante su cui l’Italia continua ad essere fortemente penalizzata, come purtroppo testimoniano le classifiche dei raffronti internazionali.

Giustizia tributaria

L’ultimo allarme  è giunto la scorsa settimana, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Attore della denuncia  con la propria dettagliata e accurata Relazione, il Primo Presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio.

Tra i numerosi spunti che si possono trarre da questo significativo documento, si richiama qui l’attenzione sul particolare aspetto della giustizia tributaria.

Un aspetto che vede gli uffici della Sezione Tributaria della  Suprema Corte ingolfati di ricorsi verso sentenze (la pendenza complessiva alla fine dello scorso anno superava i 54mila procedimenti, pari al 44% del totale).

Un secondo dato, forse ancor  più drammatico,  che  emerge dalla Relazione è la percentuale molto elevata (45,6%) di annullamento delle decisioni delle Commissioni Tributarie Regionali da parte della Corte di Cassazione.  Una percentuale nettamente superiore a quella degli annullamenti delle decisioni civili di secondo grado.

A parte l’inevitabile rafforzamento di organico, nasce da questi dati la necessità  di una riconsiderazione della professionalità dei giudici tributari. Un numero che sfiora le 3mila unità e risulta composto da professionisti e magistrati tributari, alcuni dei quali sono in pensione.

Non si tratta di una questione che rappresenta una sfida appassionante solo sul piano intellettuale. Bisogna, infatti,  considerare che il valore economico delle controversie tributarie alla fine del 2019 veniva stimato in otre 40 miliardi di euro.

Ed, allora, alla luce di questo rilevante impatto economico, il richiamo a un livello di maggiore professionalità in questo specifico settore schiude a sua volta la strada alla richiesta indifferibile di operare in tempi brevi una riforma codicistica. Un riforma importante per la sua crucialità per lo sviluppo economico e per la pace sociale del Paese. Una riforma che sia ispirata a principi chiari e a ben definiti diritti delle parti del rapporto di imposta.

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