Vent’anni dal primo incidente di Alex Zanardi. In attesa di rivederlo presto

Venti anni sono passati dal terribile incidente, il primo, che ha cambiato per sempre la vita di Alex Zanardi. Ed è doloroso parlarne mentre il campione olimpico sta ancora combattendo con le conseguenze del secondo.

Vent’anni fa era la gara del campionato Champ Car al Lansitzring, in Germania. Zanardi, uscendo dai box, perde il controllo dell’auto, forse per una perdita d’olio mista ad acqua sull’asfalto. Lo schiva Patrick Carpentier, ma non lo riesce ad evitare Alex Tagliani. Lo schianto è fortissimo, si fatica a rivedere le immagini. Segue una lotta: vita contro morte. Alex Zanardi è in gravissime condizioni, ma si salva. Si salva dopo 16 operazioni chirurgiche, 7 arresti cardiaci, 6 settimane di ricovero, il coma farmacologico. Con un solo litro di sangue in corpo combatte la morte. Alla fine, l’incidente gli costa l’amputazione di entrambi le gambe, ma Alex – a cui intanto hanno dato anche l’estrema unzione, giusto per comprendere la gravità della situazione – è vivo.

Dalle auto all’handbike: 4 ore e 18 medaglie mondiali

Da quell’incidente inizia una nuova vita. Lo stesso Zanardi quando racconta il suo incidente lo ribattezza un’occasione. “Poi sono state cose belle – aveva dichiarato una volta -. C’è un grande privilegio che mi ha regalato la vita: quello di trasformare ciò che mi è accaduto in una grande opportunità”. La vita di Alex è nuova, anche quella sportiva. Dalle auto alla handbike: è inarrestabile. Vince 4 ori in 2 Paralimpiadi, a Londra nel 2012 e a Rio nel 2016. Porta a casa in totale 18 medaglie mondiali e innova per sempre l’immagine dello sportivo paralimpico.

Ma lo attende una nuova grande tragica sfida. Ancora un 19 ma questa volta di giugno, del 2020. Una gara di beneficienza a cui si era approcciato con grande gioia come aveva detto su Instagram solo qualche ore prima di quello che sarà il secondo incidente. Una sbandata e l’impatto con un camion. Da lì un grande silenzio e una nuova salita, ancora non giunta alla fine.

Il percorso successivo all’incidente non è stato semplice – ha spiegato la moglie che ha rotto il silenzio lo scorso luglio – . Ha dovuto subire molti interventi di neurochirurgia e ci sono state diverse battute d’arresto. Adesso è in grado di seguire programmi di allenamento fisico e psichico. Può comunicare con noi, ma non è ancora in grado di parlare. A seguito del lungo coma, le corde vocali devono riprendere elasticità e sta seguendo delle terapie anche per questo. Possiede ancora una grande forza nelle braccia e si sta allenando intensamente con delle attrezzature specifiche”. E sul futuro non ha azzardato pronostici:Si tratta di un lungo percorso e una grande sfida. Non posso prevedere quando Alex possa tornare a casa”.

Il ricordo di Colombari, sul podio, a Tokyo 2020

Intanto, Zanardi è stato a Tokyo 2020. Si, in qualche modo. Diego Colombari, medaglia d’oro, in staffetta con Paolo Cecchetto e Luca Mazzone, nella prova di Team Relay di handbike, gli ha dedicato il suo successo. “Il suo esempio – ha detto il campione – mi ha spinto a scegliere questo sport e a lavorare ogni giorno per migliorarmi ancora, sognando un giorno di essere come lui. La sua disavventura ci ha segnati, spingendoci a dare il massimo e, anche se non era con noi in Giappone, lo sentivamo vicino nei mo­menti cruciali della gara”.

Un uomo che si è fatto esempio di vita, per tanti, per tutti. Tutti lo pensiamo oggi, ancora di più. E attendiamo che torni a confermarci, con la sua testimonianza unica, che non c’è altro modo di reagire alle cadute della vita se non rialzandosi. Sempre.

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