Le PMI italiane e la loro scarsa cultura del rischio

Sembra veramente impermeabile anche a fattori particolarmente critici, come il cambiamento climatico e il diffondersi degli aspetti perversi della Pandemia da Covid ’19, l’approccio al rischio da parte delle aziende italiane medio piccole (PMI).

E’ quanto si può desumere dalla lettura di una recente indagine curata da AIBA, l’Associazione Italiana dei Broker di Assicurazione e Riassicurazione. Raduna oltre 1000 aziende, pari all’80% del mercato nazionale del brokeraggio assicurativo, indagine condotta su un campione di 750 imprese industriali, commerciali e di servizi. Di cui i ¾ con un fatturato compreso tra 1 e 10 milioni di euro e il restante 25% con un fatturato da 10 a 50 milioni.

Scarsa cultura del rischio

Sono, infatti, la scarsa cultura del rischio e la poca fiducia nel sistema assicurativo italiano gli elementi più significativi, che emergono da questa indagine e che sono all’origine di risultati perlomeno sorprendenti. Come, altrimenti, si potrebbe giustificare l’insensibilità delle PMI ad assicurarsi dal rischio pandemico, manifestata dal 51% del campione intervistato? Così come valutare la loro mancanza d’attenzione verso i rischi idrogeologico e sismico, che, complessivamente, incombono sull’oltre il 90% dei comuni italiani?

E, purtroppo, anche altre tipologie di rischio riscuotono una modesta attenzione da parte di questa categoria di imprese. Infatti, il rischio catastrofale non è certamente al centro delle loro priorità. Considerato che, secondo dati di Swiss Re, solo il 3,2% si premura di una copertura adeguata delle potenziali perdite legate a questo fattore. Ma è, anche, scarsa la percezione di esposizione al rischio di interruzione dell’attività imprenditoriale. Con una percentuale limitata al 35% di aziende, che ritiene di non trovarvisi esposta. E con un modesto 10%, che valuta il fattore climatico, come possibile causa di interruzione.

C’è, poi, un dato particolarmente significativo di questa indagine, che merita di essere sottolineato. Oltre il 56% del campione investigato si limita ad adeguarsi esclusivamente alle norme sulle assicurazioni obbligatorie.

Un dato, che, unito a quelli prima ricordati, da un lato mostra quanto è ancora lungo il percorso delle compagnie assicurative e dei consulenti della gestione del rischio per acquisire la fiducia dei consumatori. Dall’altro quanto è indispensabile costruire, attraverso un’intensa attività di formazione mirata, una solida cultura assicurativa basata sulla reale comprensione dei rischi.

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it