Inchiesta FdI, parla il “barone nero”: “Nessuno faccia finta di non conoscermi”

Dopo l’inchesta di Fanpage, che ha visto un suo giornalista infiltrato nella rete politica milanese per tre anni, a parlare ora ci pensa uno dei massimi protagonisti: il “barone nero” ovvero Roberto Jonghi Lavarini.

Dopo che l’inchiesta è divenuta pubblica, grazie anche alla redazione di Piazzapulita di La7 che l’ha mandata in onda, l’europarlamentare e braccio destro di Giorgia Meloni Carlo Fidanza si è autosospeso. La stessa leader di FdI dopo aver visto la prima parte dell’inchiesta ha detto di volerci “vedere meglio” su quello che succede all’interno del suo partito.

Ma ora a parlare è l’altro protagonista dell’inchiesta cioè colui che muove i fili da dietro: Roberto Jonghi Lavarini. In un lungo post sul suo profilo Instagram il “barone nero“, come viene chiamato dagli “amici camerati“, scrive: “Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che, mio malgrado, in questo frangente, ho l’onore e onere di rappresentare.” Messaggio pubblicato sotto due foto molto eloquenti dove Roberto Jonghi Lavarini sta con Giorgia Meloni in una e con Matteo Salvini in un’altra.

L’inchiesta di Fanpage ha fatto emergere come all’interno del partito gestito da Giorgia Meloni ci sia la possibilità di poter finanziare tramite le “lavatrici del black” o come all’interno del suo partito ci siano dei fan e dei sostenitori di Hitler. Il messaggio del “barone nero” su Instagram continua con “Il 5% di voti della “destra radicale” fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche.

In un secondo post, poi, Roberto Jonghi Lavarini ci tiene a specificare che “Ho dato pieno mandato ai miei legali a tutela della mia onorabilità e dei miei interessi. Stiamo raccogliendo il lungo elenco di chi sarà denunciato, penalmente e civilmente, per diffamazione aggravata a mezzo stampa e minacce sui social. I soldi raccolti come rimborso danni saranno interamente dati in beneficenza. Già oggi sono partite le prime denunce alla Polizia Postale e ai Carabinieri” accompagnata da una foto che cita “dura lex sed lex“. 

Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, l’eurodeputato Carlo Fidanza, immortalato spesso con Lavarini dalle telecamere nascoste, come detto si è autosospeso; mentre la procura di Milano ha fatto sapere di avere aperto un fascicolo ipotizzando il finanziamento illecito ai partiti e il riciclaggio per far luce sulla vicenda. Giorgia Meloni, invece, decidendo di rompere il silenzio elettorale , stamane ha pubblicato un video di sette minuti in cui dichiara: “Non c’è niente di cui mi devo vergognare. Quello che penso è che, per quanto si possa fingere di non vederlo, era tutto studiato, scientificamente, a tavolino. Sono pronta a prendere tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali, ma per avere contezza di queste chiedo di avere l’intero girato di 100 ore. Poi farò sapere cosa ne penso. Anche se questa è una polpetta avvelenata che serve solo per farci perdere voti in queste amministrative“. 

Il video prosegue con la leader di Fratelli di Italia che dichiara: “Ho chiesto a Fanpage di avere l’intero girato di queste 100 ore per sapere esattamente come siano andate le cose e come si siano comportate le persone coinvolte per agire di conseguenza. Il direttore di Fanpage ha risposto che la mia richiesta è oscena. Cosa c’è che non si può mostrare in quei video? Cosa c’è che non devo vedere?” 

Lo sfogo di Giorgia Meloni si conclude con: “Come sempre gli unici a dovermi giudicare sono gli elettori, al netto di nostro Signore, a loro affidiamo il giudizio, a partire dal voto di oggi e di domani“.

Il direttore Francesco Cancellato in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato che “il girato oggetto della prima puntata sarà acquisito dalla Procura della Repubblica. Se Meloni ritiene che l’inchiesta sia stata ‘montata ad arte’, ha tutti gli strumenti giuridici per far valere le sue ragioni. Ma le dico una cosa: un saluto romano non si trasforma in una stretta di mano“.

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