A Ercolano riprendono gli scavi e la nuova scoperta su Plinio il Vecchio

40 anni fa partivano i primi scavi sulla spiaggia di Ercolano, fermati nell’ultimo anno a causa del covid; tra qualche giorno ripartiranno. Soprattutto dopo che ci si avvicina alla conferma che l’identità di una delle vittime ritrovate nell’ultima campagna sia quella di Plinio il Vecchio.

La ricerca firmata dal direttore Francesco Sirano, arriva anche dopo che nel gennaio dello scorso anno, si era ipotizzato che quelle ossa potessero appartenere a Plinio il Vecchio. La scoperta dei resti di quelli che potevano essere del capo di stato maggiore della Marina romana risale al 1900 quando un ingegnere napoletano, Gennaro Matrone, fa eseguire alcuni scavi nel suo terreno presso l’antica spiaggia di Stabia ed Ercolano. Li vengono ritrovati 70 scheletri ammassati in pochi metri. Le loro ossa non sono bruciate; forse li ha uccisi un gas. In disparte, si rinviene uno scheletro di 2,10 metri di altezza e, stranamente composto, quello di un uomo supino con accanto una brocca. La testa è appoggiata a un pilastro, ma soprattutto è carico di preziosissime insegne militari d’oro. 

Matrone pubblicherà in un libro questa ipotesi, che però viene derisa dagli archeologi. Tra questi, Giuseppe Cosenza, il quale ironizzerà sul fatto che un ammiraglio romano non potesse certo mostrarsi addobbato come “una ballerina da avanspettacolo“.

Inizialmente identificato come un semplice soldato, quest’uomo, di cui si sono conservati le ricche armi e gli strumenti da lavoro che portava in spalla, potrebbe avere avuto un ruolo più importante; “un ufficiale della flotta che partecipava alla missione di salvataggio lanciata da Plinio il Vecchio per soccorrere le popolazioni affacciate su questa parte del Golfo di Napoli” ha dichiarato Francesco Sirano all’ANSA. Una dichiarazione che molto si avvicina a quella di Matrone; anche in base al racconto del nipote di Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane, nei suoi scritti al rientro da quello che è il primo salvataggio di civili con mezzi militari della storia.

La storia di Plinio il Giovane ad Ercolano

La Stampa scrisse a gennaio 2020: “La cronaca di Plinio il Giovane. Quando, nel 79 d.C., il Vesuvio esplose sommergendo Pompei e Ercolano, Plinio era capo di stato maggiore della Marina romana e comandava la flotta ormeggiata a Capo Miseno. Con lui era il nipote Plinio il Giovane che ci ha raccontato la sua fine. Incuriosito dall’eruzione, lo zio stava per recarsi a vedere di persona, da solo; quando ricevette una disperata richiesta d’aiuto da Rectina, vedova di un suo collega, Sesto Licinio Basso.

Resosi conto del disastro incombente per migliaia di persone cambiò i piani e mobilitò le sue quadriremi per recuperare – tramite lance – i cittadini ammassati sulle spiagge da Ercolano a Stabia. Fu il primo salvataggio di civili con mezzi militari della storia. Plinio stesso, a bordo della Fortuna, diresse verso Stabia per salvare il suo ricchissimo amico Pomponiano; il quale aveva già caricato i propri averi su due naves a vela, rimaste inchiodate a terra dai venti contrari. A causa del mare agitato e dell’oscurità, per il ritorno fu necessario attendere sulla spiaggia.

Plinio, già 56enne e grosso di corporatura, ebbe un malore; chiese dell’acqua e, aiutato da due schiavi, si sdraiò. Tre giorni dopo, il suo cadavere fu trovato intatto, come se dormisse. Stando al Giovane, era stato soffocato dalle polveri; ma si parla anche di un odore di zolfo, tipico di un gas letale, l’acido solfidrico, emesso sovente dai vulcani.

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