L’accordo di Minsk. Scacco matto in terra contesa

La Russia non rispetta l’accordo di Minsk. Mentre nelle nostre teste risuonano le parole: Ucraina, Donbass, Putin, NATO, sanzioni, il mondo è confuso e nella confusione non riesce a collocare ciò che sta realmente accadendo. Una guerra. Un tempo qualcuno l’avrebbe definita una “stronza guerra”. Sì, passateceli ogni tanto questi termini, per avere il diritto di tanto in tanto di dire quello che realmente pensiamo. E la guerra questo è!

Da sempre abbiamo definito la situazione di crisi in Ucraina – miseramente caduta in diretta nazionale – come un tira e molla tra bambini capricciosi e continuiamo a sostenere questa nostra teoria, ma in attesa di un botta e risposta abbastanza rapido, riprendiamo in mano la frase con la quale abbiamo aperto. La Russia non rispetta l’accordo di Minsk.

Il protocollo di Minsk

Attraverso questo protocollo, il 5 settembre 2014 si è ufficialmente posta fine alla guerra dell’Ucraina Orientale, una crisi che ha portato la Russia ad invadere la Crimea e agli  scontri nel Donbass. Pochi mesi dopo, precisamente nel febbraio 2015, venne firmato un secondo accordo. A formarlo fu  il Gruppo di contatto Trilaterale sull’Ucraina (Ucraina, Russia e OSCE) ed è composto da 13 punti:

  • cessate il fuoco immediato
  • monitoraggio da parte dell’OSCE del cessate il fuoco
  • decentralizzazione del potere
  • monitoraggio costante della frontiera russo-ucraina
  • rilascio degli ostaggi e delle persone illegalmente detenute
  • amnistia per militari e combattenti di entrambe le parti
  • una legge che assicuri la prevenzione della persecuzione e la punizione delle persone
  • dialogo nazionale inclusivo
  • misure che assicurino il miglioramento della condizione umanitaria del Donbass
  • garantire lo svolgimento di elezioni locali anticipate
  • rimozione di gruppi illegali armati
  • ripresa economica e la ricostruzione del Donbass
  • garanzia della sicurezza personale

Ucraina: una terra storicamente russa. Comunque vada lo scacco matto, ci rimettono gli innocenti 

Non è un titolo a caso e non lo è neanche per gioco. Con la guerra non si scherza. Siamo nel XXI secolo, anno 2022, l’era della modernità, della gente che viaggia sulla luna. È l’epoca del Metaverso, della scienza che avanza, della libertà di parola e di pensiero (parole che vanno prese con le pinze). Eppure c’è una cosa che non si riuscirà mai a sconfiggere: la follia umana. Quanto sono stonate nelle tv in 3d quelle immagini dei carri armati? Quei cieli grigi che si preparano alle armi? Quei bambini che si esercitano a scappare?

Ai nostri “capi”, tanto stonato tutto questo non deve sembrare…e se mentre dall’America, Biden cerca di rincorrere quei troppi consensi persi tra una dormita e una battuta infelice, dall’altra il russo (e rosso) Putin vuole ciò che è sempre stato suo: l’Ucraina.


Focus sul Donbass

La regione del Donbass si stacca dalla Russia nel 1991, con il crollo dell’Unione Sovietica e la nascita dell’Ucraina in qualità di Stato. Le condizioni economiche non erano delle migliori tanto da portare i cittadini alla secessione; mossi da un sentimento nostalgico, il Donbass decide di fare un passo indietro. Ma sarà il 2014 l’anno della svolta, con la rivolta filo-europea a Kiev.

Oggi, a destare preoccupazione nell’Occidente non è soltanto l’ultima mossa di Putin nel riconoscere il Donbass, bensì la convinzione che il suo scopo sia quello di arrivare a Kiev. “Putin deve rinunciare al suo sogno di entrare nell’Ucraina” ha esordito Joe Biden. Ma per il Presidente russo quel probabile sogno è stato per anni un incubo che lo ha fatto apparire debole agli occhi del mondo intero. Se al termine della guerra fredda è stata la Russia a doversi piegare, ora ci penserà più volte prima di fare la stessa mossa.

In poche parole, da una parte Biden deve riacquistare prestigio, dall’altra Putin vuole la rivincita. E ancora una volta nel gioco del “io non mi piego, tu non ti pieghi” a spezzarsi è sempre lui: il fedele innocente.

 

Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it