Alcune riflessioni dopo la chiusura della vicenda Tercas in sede giudiziaria europea

Agli inizi di questo mese la Corte di Giustizia Europea ha messo la parola fine alla vicenda della Banca Tercas, dopo che nel 2015 l’Antitrust Europeo allora guidato da Margrethe Vestager, dichiarò aiuto di Stato e, quindi, non attivabile l’intervento di salvataggio effettuato dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

I successivi passaggi legati al ricorso contro questa decisione, all’annullamento di questo provvedimento da parte del Tribunale Europeo di circa due anni fa, alla requisitoria dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia che riteneva infondati o insussistenti i motivi addotti alla base dell’ impugnazione del provvedimento di annullamento  da parte della stessa Commissione sono finalmente sfociati nella sentenza che, da un lato riconosce la natura privatistica del Fondo Interbancario e dall’altro rigetta, analizzando il suo operato, la fattispecie di una possibile elusione dell’attivazione di procedure di risoluzione bancarie.

Il ricordo del 2015 della Banca Tercas

Va ricordato che la decisione del 2015 ebbe in Italia un effetto traumatico. Non solo sulla vicenda della Banca Tercas, ma anche su quelle successive di altre banche in seria difficoltà, con conseguenze particolarmente dolorose, in alcuni casi tragiche, sulla vita di  molti clienti risparmiatori di quelle banche.

Mentre si apre un versante particolarmente complesso dei possibili risarcimenti in base all’articolo 340 del Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea a favore dei soggetti danneggiati che hanno presentato, lo stesso Fondo Interbancario, la Banca d’Italia, la Banca Popolare di Bari che doveva rilevare Tercas, lo Stato Italiano e i risparmiatori in parte comunque ristorati dal FIR, si possono, ora, trarre da questa vicenda, almeno, due prime considerazioni.

La prima è la necessità di una definizione chiara e unanimemente accettata di aiuto di Stato, che faccia, finalmente, giustizia di norme opache, come quella prevista nella legislazione tedesca, ove l’intervento di salvataggio pubblico verso una banca,  se condotto a condizioni di mercato, perderebbe le sue connotazioni pubblicistiche. Con ciò opacizzando il corretto e trasparente funzionamento del mercato creditizio, alterandone gli equilibri concorrenziali.

La seconda riguarda l’ineludibilità di giungere al completamento dell’Unione Bancaria con l’attivazione di un terzo pilastro, il Sistema Europeo di Garanzia dei Depositi, dopo il Meccanismo Unico di Vigilanza e il Meccanismo Unico di Risoluzione Bancaria. Un pilastro, che, finora, è bloccato dall’ostilità preconcetta di certi Paesi, presupponendo  l’adozione del  principio di mutualità.

Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it