Alessandro Meluzzi sospeso dall’Ordine dei Medici. Ancora non è vaccinato

Cresce il numero dei medici sospesi dall’ordine per “inosservanza dell’obbligo vaccinale“. Esattamente si tratta di 1.187 tra medici e odontoiatri sospesi in Italia in quanto non immunizzati. Tra loro Alessandro Meluzzi che si aggiunge alla collega Silvana De Mari sospesi dall’Ordine dei Medici di Torino.

 

Alessandro Meluzzi, come la  De Mari, sono noti al grande pubblico non per le loro doti mediche ma per essere tra i più assidui protagonisti dei salotti televisivi dove non si tirano indietro nel dichiarare che tutta la situazione della pandemia è  “un complotto ben orchestrato“. 

Alessandro Meluzzi, raggiunto da Adnkronos, ha dichiarato in merito alla sospensione: “Credo che l’ordine abbia fatto quello che doveva fare sulla base delle normative vigenti. D’altra parte sono cresciuto nella cultura di Socrate, le leggi della polis si rispettano qualsiasi cosa se ne pensi, quindi va bene cosi“. Una decisione, che a differenza della collega, sembra non turbarlo più di tanto. Alla domanda se ci ha ripensato sulla vaccinazione, Alessandro Meluzzi ha replicato: “Assolutamente no, per il momento me ne guardo, le ragioni che mi hanno spinto a non farlo non le vedo ad oggi modificate“.

Per ora il provvedimento di sospensione, sia per Alessandro Meluzzi che per la collega Silvana De Mari, è valido fino al 31 dicembre 2021 come da normativa.

Ma sembra giusto chiedersi: è normale? In un momento come questo, di pandemia mondiale, possono persone appartenenti ad una categoria come quella dei medici avere la possibilità di non vaccinarsi e quindi essere un problema per pazienti e non? Ma soprattutto è normale che gli venga data la possibilità di tornare a fare quel lavoro dopo essere stati sospesi con una grave accusa? Non sarebbe meglio che la sospensione si tramutasse in espulsione definitiva?

D’altronde  come dice il detto “chi rompe paga e i cocci sono suoi“,  se sei cosciente del fatto che non vuoi rispettare la legge, allora sarai anche cosciente che non puoi più svolgere quel lavoro. Ancor di più se la tua “scelta” implica la possibilità di recare danno ad altri.

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