Aperto nuovo registro per bloccare telemarketing. Sito subito in tilt

Registro delle Opposizioni, avvio in salita. Da oggi stop alle chiamate indesiderate, stop al telemarketing selvaggio. Ma alla partenza non sono mancati i problemi.

Sin dalla mattina il sito registrodelleopposizioni.it ha mostrato alcune difficoltà di accesso forse per le numerose richieste da parte degli utenti. È stato anche offline per diverso di tempo, lasciando intanto alle aziende la possibilità di continuare a ‘disturbare’ gli utenti. Il tam tam dei consumatori delusi è approdato sui social, tanto che #Registrodelleopposizioni è andato in tendenza su Twitter.

Oltre ai problemi contingenti, legati all’accesso al sito, che si spera vengano risolti definitivamente, restano i dubbi sull’effettiva capacità di porre fine alle chiamate pubblicitarie indesiderate solo con l’iscrizione al RPO.

Le chiamate commerciali però continueranno

A lanciare l’allarme è Consumerismo No profit: “In molti pensano che da oggi non riceveranno più telefonate sui propri cellulari dagli scocciatori del telemarketing, ma non è così. Le chiamate commerciali continueranno indisturbate. Il nuovo Registro Pubblico delle Opposizioni ridurrà chiamate indesiderate solo del 20%”.

Infatti,secondo quanto spiegato dal Presidente dell’Associazione, Luigi Gabriele, l’85% delle telefonate commerciali arriva da call center esteri e operatori non iscritti nelle liste ufficiali.

“Nella prossima legislatura il registro dovrà ulteriormente essere revisionato introducendo il meccanismo del Registro Unico dei consensi ossia il criterio per il quale solo il consumatore che si iscrive in una apposita lista può ricevere chiamate commerciali”, aggiunge il Presidente Gabriele.

Nell’attesa anche le aziende possono fare la loro parte. Le società titolari effettive dei dati dei consumatori perché con contratti attivi (energia, gas, telefono, pay-tv) possono adoperarsi per aiutare i propri clienti a iscriversi mediante il loro supporto e limitare che la concorrenza sleale possa manifestarsi mediante le chiamate commerciali scorrette da parte di operatori concorrenti che hanno ottenuto i dati senza il consenso dei consumatori.

Dovrebbe perciò esserci  più interesse da parte delle aziende, piuttosto che dei consumatori, a prevedere  l’iscrizione all’RPO da parte dei loro clienti.

(Foto di Pixabay)

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