Archegos, un nuovo capitolo nella storia dei disastri della finanza speculativa

Se nella letteratura poliziesca e nelle investigazioni sul campo tre indizi si considerano una prova, ecco che, dopo i casi di Gamestop e di Greensill, ora quello di Archegos. Consegna all’analisi gli estremi di una riflessione allarmante sul potenziale distruttivo della cosiddetta finanza speculativa e pone una serie di interrogativi ai quali dovrà essere data una riposta tempestiva e adeguata. Pena la tenuta e la credibilità dei sistemi finanziari internazionali.

Il caso Archegos

L’ultima vicenda con al centro una family office, Archegos, di proprietà del finanziere Sung Kook Hwang, di origine coreana e con studi negli Stati Uniti, ha innescato una svendita finanziaria da 30 miliardi di dollari. Mandando a picco titoli finanziari in tutto il mondo. All’origine di questo ennesimo disastro finanziario, un’attività di trading on line, condotta in modo aggressivo. Ha permesso a questo finanziere in 7 anni di sviluppare il proprio giro d’affari dagli originari 200 milioni di dollari a 15 miliardi. Un’attività, inoltre, che si è avvalsa dell’utilizzo spregiudicato di uno strumento derivato, il Total Return Swap – TRS.

In base a questo contratto un operatore finanziario, che vuole amplificare i propri guadagni con effetto leva, acquistando un titolo finanziario chiede a un broker di finanziare l’operazione e stabilisce con lui un accordo con cui, alternativamente, si prevede incasso di denaro se a scadenza il valore dell’azione risulterà superiore a quello dell’acquisto. O, viceversa, ci si impegna al pagamento della differenza, in caso di valore dell’azione al di sotto di quel livello.

Per gli intermediari, che accettano questo tipo di operazione e che normalmente ricorrono a una forma di assicurazione del proprio rischio, si tratta di un’operazione del tipo win – win, in quanto in ogni caso e, quindi, anche nel caso di perdita di valore, comunque, percepiscono delle laute commissioni.

Come sempre, in queste situazioni il problema nasce nel momento in cui si perde il controllo dell’equivalenza di valori, effettuando investimenti seriali che, in caso di richiesta di rientri immediati ad opera delle controparti, non possono essere soddisfatti.

Domande su questo episodio di finanza speculativa

E qui nascono le domande, che chiamano in causa l’architettura dei sistemi di controllo e dei sistemi finanziari di fronte a questo nuovo sconcertante episodio di finanza speculativa portata all’estremo.

Come può sfuggire al controllo della SEC, Securities Exchange Commission, l’Authority di controllo della Borsa Statunitense che, peraltro, nel 2013 aveva già sanzionato questo finanziere con una multa di 44 milioni di dollari e l’interdizione al trading per cinque anni (avendo manipolato alcuni titoli nella sua qualità di gestore del fondo speculativo Tiger Asia) lo sviluppo esponenziale dell’attività di una family office con la sottoscrizione di un numero incredibile di contratti derivati TRS?

E come può avvenire che nella terra della meritocrazia si imponga, invece, la più squallida delle forme di capitalismo relazionale con la concessione di linee di credito milionarie da parte delle principali banche d’affari internazionali Nomura, Credit Suisse, Goldman Sachs e Morgan Stanley solo per citarne alcune, sulla base della semplice conoscenza personale senza l’acquisizione di garanzie e di collaterali adeguati?

E’, dunque, nuovamente, arrivato il momento, sia di una riconsiderazione complessiva del sistema di controlli approntati dopo la crisi economico- finanziaria del 2008, successiva al fallimento di Lehman Brothers. Sia, soprattutto, di una loro applicazione rigorosa per evitare il ripetersi di eventi destabilizzanti dei mercati finanziari internazionali in un momento già così complesso per le economie mondiali?

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