Australia, su le temperature. A rischio la barriera corallina

(Adnkronos) – Dal 1960 il clima australiano si è surriscaldato di oltre 1°C. L’anno più caldo registrato è stato il 2019 e i sette anni precedenti (dal 2013 al 2019) sono stati tra i più caldi dell’intero secolo. Lo rileva il rapporto dell’Ufficio di Meterologia e dell’Organizzazione per la ricerca scientifica e industriale del Commonwealth australiano (Csiro), “State of climate 2020”.

Questo trend dimostra che oggi la maggior parte degli anni sono in media più caldi di quelli osservati nel resto del ventesimo secolo. Se si verificano anni relativamente più freschi, ciò dipende da altri attori naturali che tipicamente portano in Australia temperature minori, come La Niña, e che compensano parzialmente il trend di riscaldamento che comunque continua.

In estate oggi si assiste a una maggior frequenza di giornate molto calde in confronto con le decadi precedenti. Il 2019 ad esempio, ha visto ben 43 giorni di caldo intenso, più del triplo del numero di qualsiasi anno precedente al 2000. A ciò si aggiunge l’aumento di CO2 che contribuisce ad alterare la crescita delle piante.

Questi cambiamenti generano forti impatti sia sulla salute umana che sugli ecosistemi. Gli oceani che circondano l’Australia già da decenni stanno soffrendo le conseguenze di questo processo e gli effetti sono chiaramente riscontrabili in aree come la Grande Barriera Corallina. Si prevede che l’Australia assisterà nel futuro ad un aumento del livello del mare sempre più accelerato (oggi ha raggiunto un tasso di 3 cm a decade) mentre l’acidificazione degli oceani nella regione australiana è in continuo aumento: il tasso di decrescita del Ph infatti, è aumentato di cinque volte la velocità che ha avuto tra il 1900 e il 1960 ed è dieci volte più veloce di tutti i tempi negli ultimi 300 milioni di anni.

Dal 1900 a oggi, inoltre, la temperatura media superficiale del mare nella regione australiana si è andata scaldando di più di 1°C, aspetto che contribuisce a più forti e frequenti ondate di calore marine. Nel futuro è probabile che si assisterà a ondate di calore marine più frequenti, ampie, intense e di più lunga durata, fenomeno che accentuerà il rischio di forti eventi di sbiancamento delle barriere coralline.

Il progetto “Regenerate Australia” lanciato da Wwf Australia, con l’obiettivo di rigenerare le foreste, aiutare la fauna selvatica e fermare la distruzione degli habitat, mira a fornire degli scenari per un futuro in cui l’essere umano può e ha la responsabilità di intervenire.

Dato l’aumento della frequenza di eventi di calore estremo infatti, nei prossimi decenni l’Australia assisterà a un continuativo aumento delle temperature dell’aria, con maggior caldo estremo e minori eventi freddi estremi e una diminuzione progressiva delle precipitazioni nella stagione fredda in parecchie regioni del sud e est con un conseguente aumento del numero di giornate a rischio incendi e più lunga stagione di incendi nel sud e est dell’Australia.

Intervenire sul cambiamento climatico diventa quindi un imperativo per l’Australia. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera infatti continua a salire e le emissioni derivanti dall’uso dei combustibili fossili restano il driver principale di questa crescita.

Ma l’Australia allo stesso tempo, ha enormi potenzialità per lo sviluppo e l’adozione delle energie rinnovabili avendo a disposizione tutte le risorse per produrre energia green a sufficienza per il proprio consumo interno e per cederne l’eccesso ai paesi vicini. Già oggi l’Australia ha uno dei livelli più alti di produzione di energia da fonti solari di tipo domestico: una casa su sette utilizza pannelli solari autonomamente. Allo stesso tempo l’Australia rimane ancora oggi il più grande esportatore di carbone e il maggiore esportatore di gas liquido a livello mondiale.

Il Wwf con il piano Regenerate Australia, che comprende il progetto “Australia rinnovabile” fa un appello ai leader delle istituzioni perché l’Australia possa diventare uno dei principali esportatori di energia rinnovabile al mondo, entro il 2030. La chiamata coinvolge tutti gli Stati e i Governi Federali della regione, perché procedano a: sviluppare un Renewable Energy Exports Plan; garantire che l’attuale boom di rinnovabili abbia seguito; formulare un Climate Action Plan che assicuri continuità e stabilità ai lavoratori, alle comunità e alle industrie che attualmente si affidano al carbone e agli altri combustibili fossili.

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