Biden e la “questione cinese”: l’Europa smorza i toni bellicosi degli USA

L’editoriale del Direttore

Il Presidente degli Stati Uniti d’America fa appello all’Alleanza Atlantica per porre un freno alle violazioni dei diritti civili e alle minacce militari che, secondo il Capo della Casa Bianca e il Segretario Generale della NATO, provengono sempre di più da Cina e Russia che, peraltro, già da tempo svolgono una intensa attività addestrativa congiunta con le rispettive forze armate.

Mentre Biden ha dichiarato che dirà a Putin che ci sono delle” linee rosse che non si possono superare”, il Segretario Generale della NATO ha avuto toni durissimi nei confronti del “Dragone”, dichiarando che ci troviamo di fronte ad una nuova guerra fredda, anche se poi smorzando i toni, ha  precisato che “la Cina non è da considerare un nemico, ma un temibile avversario”.

In ogni caso,  a smorzare  i toni tesi degli Stati Uniti d’America, soprattutto nei confronti della Cina, si solleva il cartello europeo con in testa Mario Draghi, che butta acqua sul fuoco sul rapporto la Cina e l’Europa. Non poteva essere altrimenti a causa degli scambi economici e commerciali che intercorrono ovviamente tra la Repubblica cinese e i vari paesi europei, Italia per prima.

Tra Pechino e Roma gli scambi commerciali sono stati pari a 28,5 miliardi di dollari: 15,9 miliardi è stato il flusso di beni dalla Cina verso l’Italia, mentre il flusso inverso ha raggiunto i 12,6 miliardi di dollari e il valore dell’interscambio tra i due Paesi è cresciuto di oltre il 50% nei primi cinque mesi di quest’anno. A questo dato si aggiunge quello relativo alle importazioni cinesi dall’Italia che sono aumentate del 75%. Il  dato italiano è chiaramente positivo a confrontato con quelli relativi agli altri Paesi dell’Unione Europea de si pensa che le importazioni dalla Cina da parte di Germania e Francia sono aumentate rispettivamente del 34% e del 53%.

Questo ha fatto sì che al termine dell’incontro tra i capi di Stato di Governo del G7 e della Nato il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato costretto a emettere un comunicato separato da quello dei paesi europei che riguarda i rapporti tra le due potenze mondiali. L’unico successo per Biden sulla questione cinese è stato  quello di fare inserire la Repubblica della Cina nell’elenco dei paesi che costituiscono una minaccia per la sicurezza mondiale.

Non è una scoperta recente che la finanza e i commerci decidono le sorti del mondo intero. Il Premier italiano pur condannando la Cina per i gravi episodi  di violazioni dei diritti civili, con spirito realistico ha dovuto abbassare la testa di fronte alla salvaguardia dei rapporti economici tra i due paesi. Basta leggere alcuni dati per capire il forte legame esistente tra l’Italia e la Repubblica cinese: secondo i dati forniti dalla Associazione Italia-Cina, sono, infatti, 1.700 le aziende del nostro Paese operanti nell’area continentale che diventano 2.000 contando anche quelle presenti a Hong Kong. 

L’Europa e gli USA non possono ignorare che  Pechino oggi investe  in ricerca e sviluppo più degli Stati Uniti e se le cose andranno avanti così nel 2025 il gap sarà diventato di 304 miliardi a favore della Cina rispetto agli 8 attuali.


Alla posizione realistica e diplomatica di Draghi ha fatto eco anche la Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde,  dicendo in una intervista al termine degli incontri che è troppo presto per aprire un dibattito sulla fine del Pepp e che la BCE spera di presentare una revisione della sua strategia alla fine dell’estate. 

E’ intervenuta anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel che alla fine del Summit NATO ha detto che “Davanti alle “minacce informatiche e ibride e alla  cooperazione tra Russia e Cina,  non si può semplicemente ignorare la Cina, ma non bisogna nemmeno sopravvalutare la situazione. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio. L’Alleanza dovrebbe sviluppare un duplice approccio, di deterrenza e dialogo con entrambe Pechino e Mosca, ha sottolineato Merkel, definendosi una grande sostenitrice dell’approccio a due pilastri. La Cina è una rivale su molte questioni, ma anche partner allo stesso tempo”, ha concluso.

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