Boris Johnson, rimpasto di Governo per arginare effetti ‘Partygate’

Boris Johnson risponde al ‘Partygate’ con un rimpasto lampo nella squadra di Governo. Rimescola le carte dentro la leadership britannica per andare oltre la minaccia costituisca dal caso. Indagini in corso in merito a ritrovi organizzati fra 2020 e 2021 a Downing Street. Questo quando lo stesso ‘Palazzo’ aveva varato le restrizioni Covid, apparentemente così violate.

Qualche giorno fa il Premier aveva revisionato i vertici del suo entourage. Adesso è passato ad alcune caselle, di medio rango, all’interno del Consiglio dei Ministri. L’azione ha inciso in particolare sugli incarichi di coordinamento delle attività dell’esecutivo e dei rapporti con il gruppo parlamentare. Questo in assolvimento alla promessa  fatta ai Deputati della maggioranza, nel tentativo di fermare l’emorragia di dissidenti tentati di sfiduciarlo.

Le nuove nomine: tutti ‘brexiteer’ ai posti di comando

L’atto più significativo è la promozione del fedelissimo brexiteer Jacob Rees-Mogg a membro a pieno titolo del Consiglio di Gabinetto e Capo del neonato Ministero per le Opportunità della Brexit e l’Efficienza del Governo. Questo organo è destinatario di parte delle competenze attribuite finora al Ministro dell’Ufficio di Gabinetto, Steve Barclay, appena cooptato nel doppio ruolo di Capo dello staff di Downing Street. Altra mossa di rilievo è la nomina di Mark Spencer a Leader of the House, ovvero Ministro dei Rapporti con la Camera dei Comuni. Spencer  lascia la poltrona di Chief Whip, Ministro-capogruppo responsabile in aula della disciplina interna alla maggioranza, a Chris Heaton-Harris, altro brexiteer. Fra gli incarichi ‘junior’ spicca la nomina di un Viceministro dell’Edilizia, Stuart Andrew, Deputato e attivista gay gallese, nel dicastero per il Levelling Up, rilancio delle aree più depresse, guidato da settembre da Michael Gove.

(foto di Adnkronos)


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