Buttati nella spazzatura 27 chili di cibo per ogni italiano

Nel 2020 vengono buttati nella spazzatura 27 chili di cibo a testa, 1/2 kilo a settimana ma è  l’11,78% in meno rispetto al 2019. Significa oltre 222mila tonnellate di cibo salvato dallo spreco in Italia in un anno intero.

Waste Watcher International Observatory – Università di Bologna Last Minute Market su dati Ipsos ha pubblicato questi risultati. Lo studio è denominato “Spreco, il caso Italia”.

Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare dichiara: “La tendenza a una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60/70% sullo spreco di filiera. Si conferma saldamente in questo primo scorcio del 2021, attraverso il report Waste Watcher International su rilevazioni Ipsos monitorato nella settimana del 18/21 gennaio. Colpisce l’attenzione degli italiani al tema: l’85% chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia Covid 19″.

Sprechiamo di più al Sud, dove si getta il 15% in più di cibo e avanzi mentre si spreca meno al Nord e nel centro Italia. Sono le famiglie con figli a gettare più spesso il cibo: in media lo fanno il 15% in più dei single.

A sorpresa, meno si guadagna e più si spreca: il 38% circa di italiani che si autodefiniscono di ceto basso o medio-basso getta circa il 10/15% in più rispetto agli altri intervistati.

I prodotti maggiormente buttati

Otto italiani su 10 dichiarano di non sprecare quasi mai il cibo, o meno di una volta alla settimana. La frutta fresca è sempre al top della hit parade degli alimenti buttati con il 37%. É seguita da verdura fresca con il 28,1%, cipolle aglio e tuberi al 25%, insalata al 21% e dal pane fresco con il 21%.

Enzo Risso, Direttore scientifico di Ipsos, sostiene: “Il profilo delle dinamiche dello spreco alimentare scorre lungo direttrici peculiari nel nostro Paese. Ci consente di costruire una mappa peculiare della cultura alimentare che evidenzia delle differenze nelle diverse aree del Paese. L’area in cui vi è una maggiore attenzione alla riduzione degli scarti alimentari è il Nord (489,4 grammi la settimana, rispetto una media di 529,3 grammi). Quella in cui vi è una maggiore disattenzione è il Sud (602,3 gr la settimana)”.

Aggiunge Risso: “Da un punto di vista della struttura sociale del Paese, i ceti che mostrano una minore attenzione allo spreco sono i ceti bassi e popolari (+9% di spreco rispetto la media). In questi segmenti sociali si sprecano meno alimenti come uova, latticini o cibi precotti. Anche la dimensione del centro urbano marca una differenza rispetto allo spreco, con una maggiore disattenzione (+15%) nei Comuni e nei centri più piccoli del Paese. Nel confronto tra tipologie di famiglie, infine, le famiglie con figli conviventi risultano più coinvolte in forme di spreco (+15% rispetto la media)”.

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