Ormai sono passate 48 ore da quando, a causa di una esplosione, 22 minatori sono rimasti bloccati dentro la miniera d’oro dove lavoravano. E in questi due giorni ancora nessun contatto si è riuscito ad avere con loro,
In poco più di un mese questo è il terzo incidente che vede la categoria dei minatori come protagonista. Nel mese di dicembre 23 minatori muoiono nel sudovest del paese e qualche giorno dopo 16 persone perdono la vita per le esalazioni di monossido di carbonio.
Queste tragedie mettono in luce ancora una volta, lo scarso rispetto delle norme in materia di sicurezza.
La Cina ha una lunga storia di incidenti mortali sul lavoro. Spesso sono causati dalla scarsa attenzione alle norme e dalla necessità di massimizzare la produzione in diversi ambiti. Tutto per rispondere all’alta domanda interna e legata alle esportazioni.
Secondo i media cinesi, le autorità hanno mobilitato i team di soccorritori che però ancora non sono riusciti a mettersi in contatto con gli uomini imprigionati dentro la miniera.
Minatori e sfruttamento del lavoro
Nel 2020 le morti dichiarate sono state tantissime. Come detto solo nell’ultimo mese i minatori che hanno perso la vita sono 39.
E sempre nel mese di dicembre si è scoperto che la Cina costringe centinaia di migliaia di uiguri e altre minoranze a lavorare nei campi di cotone della regione occidentale dello Xinjiang tenendole in condizioni di quasi schiavitù.
Il governo cinese nega le affermazioni, insistendo sul fatto che i campi sono “scuole di formazione professionale“: Sempre il Governo cinese asserisce che le fabbriche fanno parte di un massiccio e volontario programma di “riduzione della povertà“.
Di contro la Bbc mostra una serie di prove che hanno raccolto propio in merito a questo avvenimento terribile.