Confcommercio, effetti della pandemia. “Grande crisi del terziario”

Gli effetti della pandemia sono visibili a tutti. E se prima la gente riusciva a vedere solo la gravità della situazione sanitaria, ora, diversi, stanno combattendo con quella economica. Ai dati già noti di aumento della disoccupazione rilevati da Istat, a lanciare l’allarme si aggiunge anche Confcommercio che definisce questa “La prima grande crisi del terziario di mercato”.

Dopo 25 anni di crescita, il Covid-19 ha ridotto la quota del terziario del 10% nel 2020; pari al 9,6% in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta di 130miliardi di spesa persa, l’83% solo nei settori di abbigliamento e calzature, trasporto, spettacoli, alberghi e cultura.

In tal proposito, il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ha riferito che: “Per la prima volta nella storia economica del nostro Paese il terziario di mercato subisce una flessione drammaticamente pesante. Occorre, quindi, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza dedichi maggiore attenzione e maggiori risorse a sostegno del terziario perché senza queste imprese non c’è ricostruzione, non c’è rilancio”.

Questo dato, di conseguenza, implica anche gravi conseguenze sull’occupazione: i servizi di mercato hanno registrato la perdita di 1,5 milioni di unità su una flessione di 2,5 milioni tra il 1995 e il 2019. In questo arco di tempo, l’agricoltura ha perso 433mila unitari lavoro e l’industria 877mila. Al contrario, l’area Confcommercio ne ha guadagnate 2,9 milioni. “Nel 2020, rispetto all’anno precedente, all’ulteriore riduzione di 512mila unità di lavoro standard nell’industria, si aggiunge la perdita di 1,5 milioni di unità nei servizi di mercato (considerando gli altri comparti si giunge a -2,5 milioni di Ula circa)” (Ansa)

 

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