Setta

Costume e Società: la settimana secondo TF News

Una settimana piena di avvenimenti quella appena passata. Una serie di eventi che possiamo definire “sensazionali“. Ma cosa davvero ha segnato questi giorni che sono stati accompagnati dalle alte temperature? 

La prima in ordine di apparizione mediatica è quella riguardante la partecipazione di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo 2023 nella prima e nell’ultima serata. Dopo tutte le storie fatte dal Codacons, in primis e poi da alcune casa discografiche in merito al potere mediatico della signora Fedez che avrebbe fatto virare il televoto verso i suoi preferiti, forse Amadeus quest’anno ha pensato di evitare le polemiche facendole presentare due delle cinque serate per evitare le famose dirette di Chiara con la richiesta di voto. Sempre che Fedez non sia in gara. 

L’annuncio è arrivato con molti mesi di anticipo visto che, ha spiegato Amadeus, il suo mandato per le prossime due edizioni del Festival è stato ufficializzato a marzo e c’è tutto il tempo di lavorare con calma: “Ufficializziamo la più grande imprenditrice digitale a Sanremo“, ha detto il conduttore e direttore artistico. La risposta, dopo il tg, di Chiara Ferragni, non è tardata ad arrivare. Sul suo profilo Instagram è comparsa una foto che la vede insieme ad Ama e con la descrizione che dice: “Grazie ad Amadeus per avermi voluto al suo fianco per aprire e chiudere Sanremo 2023

Ovviamente non sono mancate le polemiche ma si sa, è così che funziona.

Seconda notizia importante? Quelli che sarebbero stati i 79 anni della grandissima Raffella Carrà. Il 18 giugno la donna della tv italiana avrebbe festeggiato il suo compleanno. Anche se a breve dovremmo ricordare il primo anniversario dalla sua scomparsa, meglio ricordarla in positivo. Alessandro Zan voleva farle conferire l’Ordine al merito, il parlamentare si era attivato per far assegnare l’importante onorificenza attribuita dalla Presidenza della Repubblica Italiana ma ha dichiarato: “Mi rammarico di non aver fatto in tempo“.

Nel novembre del 2020, otto mesi prima della morte di Raffaella Carrà, Alessandro Zan si era attivato per preparare il dossier necessario per farle conferire l’Ordine al merito, cui accompagnò una lettera indirizzata al Presidente Sergio Mattarella. La motivazione: “Aver saputo interpretare e rivoluzionare non solo il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento ma anche costumi e usi della società italiana“. Purtroppo però pandemia e lungaggini burocratiche ritardarono l’iniziativa. “Sono certo che Mattarella le avrebbe concesso volentieri questo riconoscimento, d’altronde i suoi messaggi di uguaglianza e libertà sono entrati con forza nelle case del nostro Paese e questa è sicuramente la sua eredità più grande” ha dichiarato l’Onorevole Zan.

Raffaella Carrà aveva iniziato la sua carriera in Rai nel 1961, partecipando alla trasmissione tv di Lelio Luttazzi “Tempo in danza” ma è soprattutto dagli anni Settanta che la Raffa è diventata un esempio di emancipazione, determinazione e coraggio per milioni di donne e di uomini del suo tempo e dei tempi a venire, infatti la sua lezione di vita è ancora oggi viva e vivace. 

Certamente non sarebbe stata felice nemmeno della sentenza arrivata qualche giorno fa dal Congresso Americano. Se per caso vi siete persi la notizia, dovete sapere che la Corte Suprema americana ha messo fine alle garanzie costituzionali per l’aborto che erano in vigore da quasi 50 anni, una controversa decisione presa dalla maggioranza conservatrice dell’Alta corte. “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto” recita la sentenza shock. La decisione è stata presa con una maggioranza di 6 contro 3 nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization“, in cui i giudici hanno confermato la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. A fare ricorso era stata l’unica clinica rimasta nello Stato ad offrire l’aborto. “L’aborto presenta una profonda questione morale. La costituzione non proibisce ai cittadini di ciascuno stato di regolare o proibire l’aborto“, scrivono i giudici. 

La decisione, impensabile solo pochi anni fa, è stata il culmine di decenni di sforzi da parte degli oppositori dell’aborto, resi possibili da tre nomine conservatrici dell’ex presidente Donald Trump, che ha subito lodato la Corte che a suo avviso ha: “seguito la Costituzione e restituito i diritti” e ha seguito la “volontà di Dio“. Anche nel nostro paese non sono mancati i commenti dai massimi esponenti della famiglia tradizionale cattolica antiabortista. Il primo è il Senatore Simone Pillon che ha dichiarato: “a quando una boccata d’aria fresca come in America? Finalmente i diritti per i bambini“. Secondo esponente il divorziato e risposato a Las Vegas, Mario Adinolfi che non ha preso nemmeno un voto per le elezioni da sindaco di Ventotene.

Concludiamo con il parlare di coerenza e affidabilità, due qualità che non sono state inserite nel regolamento del M5S, visti gli ultimi accadimenti che riguardano Luigi Di Maio. All’inizio era lo stesso Luigi a dire: “basta persone inchiodate alle poltrone del potere” o ancora “ora che arriviamo noi vedrete davvero come si fa politica”. E il grande Beppe urlava in piazza “dopo due mandati tutti a casa”. E anche Di Maio ci credevama poi è entrato in politica e ha visto il suo conto corrente crescere.

Lascio il movimento; una decisione sofferta ma dovuta” ha dichiarato Di Maio. Ma dovuta a chi? Davvero pensa che si possano cambiare le regole del palazzo dorato? Davvero vogliamo credere che pensino ai nostri interessi?

Ma per fortuna abbiamo nel nostro Parlamento i massimi esponenti di coerenza e affidabilità. Coerenza e affidabilità. Affidabilità e coerenza. Ma soprattutto Tradizione.

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