Ancora molto fresca la ferita, ancora molto dolore sui volti a causa di questo schiaffo. Ma proprio per questo sono scesi in piazza in tanti, oltre 30 mila persone, per urlare “Vergogna” per l’affossamento del DDL Zan.
Roma, Milano, Rimini, Genova, Novara. Oggi Firenze, Palermo e molte altre. Scendere in piazza per urlare “NOI ESISTIAMO“. Solo all’Arco della Pace di Milano sono scese in piazza oltra 10 mila persone. Davanti al Colosseo di Roma erano circa 5 mila.
Tutti uniti nel dolore di questo ennesimo sgambetto nei confronti della comunità LGBTQ+ ma che ha solo dato maggiore forza e voglia di lottare. A Roma presente colui che ci ha messo il nome oltre che la faccia: Alessandro Zan. “Dobbiamo dimostrare che il Paese reale è distante anni luce da quei trogloditi che hanno applaudito al Senato e che hanno voluto affossare la legge” ha commentato Alessandro Zan. Il deputato ha anche dichiarato “Dobbiamo ripartire da una legge di iniziativa popolare, perché non possiamo rinunciare a lottare; non si poteva mediare su tutto. Se Renzi, Fratelli d’Italia e la Lega volevano togliere l’identità di genere, per me è inaccettabile, sarebbe stato ungesto vergognoso e incostituzionale“.
Tanti cartelli e tanti cori davanti al Colosseo tra cui “Avete affossato il Ddl Zan ma non affosserete le nostre voci“. Prensente anche Monica Cinrinnà che ha voluto ribadire un concetto molto chiaro: “con questo voto avete affossato non solo un disegno di legge, ma anche milioni di persone che giornalmente lottano per non essere discriminate, pestate, violentate e uccise. Vi siete nascosti dietro un voto segreto; ma dovete ricordare una cosa: la comunità LGBTQ+ esiste. Sono gay, lesbiche, bisessuali, transessuali; sono fratelli e sono sorelle. Sono miei fratelli e sorelle“.
A Milano, come detto, erano più di 10 mila. Il sit-in organizzato dai Sentinelli in Piedi, Arcigay e Coordinamento Arcobaleno, è stato un insieme di cori e canzoni. “Vergogna, vergogna“, “Noi non ci arrendiamo“, queste le parole che di più si sono sollevate dalla piazza. “Se mi chiedete se siamo sorpresi di trovarci qui in migliaia, io vi rispondo no. Non siamo sorpresi: sospettavamo arrivaste a migliaia. Perché il sentimento di indignazione è comune. Eravamo vicini a portarci a casa una legge che ci avrebbe dato maggiori tutele e ce la siamo vista sfilare così. Hanno dato ancora di più forza, legittimazione a chi ci odia, a chi vive l’omosessualità come una malattia, a chi tratta i disabili in modo indegno” ha detto dal palco il portavoce dei Sentinelli in Piedi Luca Paladini. Le sue parole risuonano per tutta la piazza: “Dire che il Parlamento è lontano dalle persone è un eufemismo; su certi temi sono su Marte.”
La comunità LGBTQ+ milanese, tra rabbia e delusione, ha messo in scena una suggestiva coreografia di luci, cantando il brano “We shall overcome“, simbolo della lotta ai diritti. Quello che da Milano a Palermo ha toccato, offeso, schifato, vergoganto non è tanto l’affossamento della legge. Quello che ha ucciso due volte, pestato due volte, violentato due volte, è il loro applauso finale. Il loro coro da stadio. Come se avessero debellato la fame nel mondo o trovato la cura per la malattia più brutta del pianeta. No hanno festeggiato, applaudito e si sono abbracciati per aver negato i diritti alle persone.