Domani 45 profughi da Niger con il corridoio umanitario di Caritas Italiana

Domani 45 profughi dal Niger atterreranno a Fiumicino grazie al corridoio umanitario attivato dalla Caritas Italiana con la Conferenza Episcopale Italiana e l’UNHCR.

L’iniziativa giunge a pochi giorni dalla Giornata Mondiale del rifugiato. Domenica 20 giungo, infatti, proprio durante l’Angelus, Papa Francesco aveva consegnato alla folla una preghiera su questo tema. “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati – ha detto il Santo Padre -, facciamo nostre le loro tristezze, le loro gioie, impariamo dalla loro coraggiosa resilienza. Così tutti insieme faremo crescere una comunità più umana, una sola grande famiglia“. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha fatto nel suo discorso un passaggio sulle “esperienze innovative quali i corridoi umanitari, significativo esempio in materia di accoglienza a livello europeo”. Poi ha invitato i cittadini italiani alla solidarietà.

Oltre 1000 persone da Medio Oriente e Africa hanno usufruito dei corridoi

Oltre mille persone, provenienti da Medio Oriente e Africa, in questi ultimi anni hanno potuto beneficiare di questa opportunità, entrando nei circuiti di accoglienza delle Caritas diocesane. La Caritas Italiana ha sviluppato un modello di accoglienza sin dal 2014. I migranti vengono destinati ad una rete di sostegno fatta di famiglie tutor, parrocchie, associazioni e scuole tutte tese all’inclusione sociale di chi si accoglie. Questo accadrà anche ai 45 profughi che arriveranno domani in Italia, dopo essere sfuggiti all’inferno della Libia. Un vero e proprio buco nero nel quale nel solo 2021 sono stati riportati 13mila persone, oltre le oltre 800 scomparse nel Mediterraneo. 

Don Soddu per un cambio di strategia e cultura: serve un “approccio integrato”

È tempo – conclude don Francesco Soddu, Direttore della Caritas Italiana – di un autentico cambio di strategia e di cultura. Il tema dei flussi migratori non può essere più affrontato in un’ottica emergenziale o limitata all’Europa e al Mediterraneo, ma va inserito in un quadro più ampio. È indispensabile che l’Europa promuova una gestione e una regolazione dei canali d’ingresso che tenga conto di un approccio integrato, con al centro la pace e la protezione delle persone nella grande regione che comprende Mediterraneo e Sahel, assieme alla lotta, alla povertà e alle enormi disuguaglianze”.

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