Droni: anche l’Italia potrebbe armare i propri aeromobili a pilotaggio remoto

Anche l’Italia avrà i suoi droni armati. La cosa era nell’aria da tempo e la conferma è arrivata dal Documento Programmatico Pluriennale 2021 del ministero della Difesa, come sottolinea la rivista specializzata Rid, che collega questa novità all’emergere dei nuovi scenari.

Nuovi teatri operativi che, “dal Nagorno Karabah, alla Libia, hanno mostrato la rilevanza sui campi di battaglia del drone armato” ed hanno fatto cadere “incertezze e resistenze di natura etica che finora avevano impedito il compimento di tale passo”.
La Difesa non ha fornito ulteriori dettagli e non è nota la tipologia di armi che verrà integrata sui velivoli. Si sa solo che i droni Reaper verranno anche dotati di nuovi apparati per la guerra elettronica. Gli UAV, l’acronimo che sta per aeromobile a pilotaggio remoto, vale a dire i droni, sono strumenti da molti anni indispensabili nelle varie aree di operazione, ma che l’Italia ha finora impiegato solo in versione disarmata, essenzialmente per attività di ricognizione, intelligence e sorveglianza.

Secondo gli analisti della difesa della rivista Rid, la Rivista italiana difesa, la non disponibilità di armamento a bordo dei Predator/Reaper, ad esempio in Afghanistan, ha messo a rischio la vita dei nostri soldati a terra, con perdite che altrimenti potevano essere evitate. Ma ora che la Difesa ha deciso di armare i propri UAV, classe Male Reaper, i nostri militari sul terreno potranno disporre di una fondamentale opzione per proteggere le forze a terra e per neutralizzare eventuali minacce prima che queste possano manifestarsi.

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