Sindrome di “burnout” per la Sanità Pubblica italiana

Tradotto dall’inglese  in italiano, il “burnout”, che letteralmente vuol dire bruciato, indica l’esaurimento di tutte le risorse disponibili e al tempo stesso il progressivo devastante logoramento del soggetto che ne viene colpito.

Si usa  solitamente, infatti,  per indicare i soggetti sottoposti a grave stress lavorativo, ma in questo caso con licenza linguistica, mi permetto di  utilizzarlo per indicare il lento e progressivo logoramento ed esaurimento delle risorse del nostro Sistema  Sanitario Nazionale.

Il tema della Sanità Pubblica, infatti,  sulla quale si è abbattuta, per l’ennesima volta, nel corso degli anni dell’Italia repubblicana, l’impietosa scure dell’attuale Governo capitanato da Giorgia Meloni, si annovera tra le criticità, divenute oramai  emergenze, che affliggono il Bel Paese.

Anche le recenti preoccupanti e preoccupate dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, riguardanti la  grave crisi economica, confermano la decisione dell’Esecutivo di inserire, tra i tagli alla spesa pubblica, anche quello sulla salute, nel disperato tentativo di trovare le risorse necessarie per  ripianare i conti  dello Stato.

Sorge spontaneo, a questo punto, chiedersi, se e chi dovrà assumersi l’onere di sanare, invece, le carenze del Servizio Sanitario Nazionale, che gravano pesantemente non solo sulla salute,  ma anche sulle tasche dei cittadini e dei contribuenti, costretti, sempre più spesso, a ricorrere alle strutture sanitarie private per ottenere quelle prestazioni a pagamento che non sono più fruibili da quelle che sarebbero dovute essere fornite dal Servizio Sanitario pubblico.

Di certo, non è un Bel Paese quello in cui  il Governo non è in grado di garantire il diritto alle cure, perché tradisce e viola uno dei diritti fondamentali,  quando garantiti e previsti dalla propria Costituzione.

Un Paese  che non è in grado di fornire la necessaria assistenza sanitaria ai propri cittadini e dove il Governo, non fa tesoro dell’importanza che ha rivestito e che riveste l’assistenza sanitaria, ripensando anche a quanto accaduto durante il periodo della pandemia, in cui sono emerse in maniera più evidente le gravi lacune legate alla scarsità delle risorse disponibili  per garantire a tutti i cittadini in misura paritaria le cure necessarie, viola inequivocabilmente uno dei diritti umani e civili fondamentali, che spesso si traduce non solo nell’impossibilità di fornire i  necessari e indispensabili provvedimenti terapeutici per curarsi, ma, il più delle volte,  diviene causa di eventi letali  che potevano essere evitati se si fosse stati in grado di garantire un intervento terapeutico efficace, adeguato e immediato.

Negli ospedali di molte regioni italiane mancano i medici, mancano gli infermieri, mancano le ambulanze, mancano i Pronto Soccorso, mancano i materiali e le attrezzature sanitarie di cui ogni ospedale dovrebbe essere provvisto, dalle semplici garze e presidi terapeutici di largo consumo  alla strumentazione tecnologicamente più avanzata. Tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente, è la mancanza da parte delle Autorità competenti, nel silenzio assordante del Ministero della Salute, di porre rimedio a questa gravissima lacuna che pesa sulla coscienza di chi non si cura di prendersene carico e assumersi la responsabilità degli effetti dannosi che produce nella collettività.

In questa ottica, trovo dirimente e appropriato, oltre che personalmente pienamente condivisibile, quanto scritto oggi dalla Vicepresidente del Senato,  Senatrice Mariolina Castelleone, anche in qualità di esperta in materia sanitaria,  essendo essa stessa medico ricercatrice del CNR e  avendo vissuto io personalmente, proprio in questi giorni e mio malgrado, le difficoltà derivanti dalla carenza dei differenti livelli di personale in organico,  con le quali deve fare i conti un Centro di eccellenza sanitaria del nostro Paese.

Scrivo e riporto, quindi, aldilà di ogni intento di strumentalizzazione o pregiudizio ideologico e politico che mi riguardi,  quanto pubblicato oggi dalla dottoressa Castellone sia nella veste di una delle più alte cariche dello Stato che in qualità di esperta professionista.

In Parlamento abbiamo presentato numerose proposte di legge per proteggere e rilanciare la Sanità pubblica italiana, tutte basate su 3 pilastri fondamentali: la valorizzazione del personale sanitario, una nuova governance della sanità e il potenziamento delle infrastrutture tecnologiche e digitali in tutto il Paese, da Nord a Sud.

Nel momento in cui il Governo è tornato a definanziare il nostro Servizio sanitario nazionale, intendiamo contrastare questa scelta profondamente sbagliata con proposte molto chiare.

1) Sanità 7% 
Il finanziamento della Sanità pubblica non dovrebbe mai scendere al di sotto del 7% del Pil, per far ritornare l’Italia vicina alla media Ocse e alla media europea. Durante il Governo Conte II il M5S era riuscito a riportare gli investimenti nella Sanità pubblica al 7,4% del Pil nel 2020 e al 7,1% nel 2021, mentre nei prossimi anni l’Esecutivo Meloni ha programmato un obiettivo del 6,2%, addirittura inferiore al 2019, anno pre-pandemico. Interpretiamo il ‘7%’ come una sorta di ‘investimento sanitario minimo’ al di sotto del quale non si potrà più andare. Anzi, dovrà essere una base dalla quale ambire nel corso del tempo anche a cifre più alte.

2) Revisione del Titolo V della Costituzione 
Riteniamo necessaria una correzione del Titolo V della Costituzione, proprio a partire dalla necessità di contrastare l’iniqua e inefficiente polverizzazione che nel corso degli anni ha rischiato di scardinare le fondamenta della nostra Sanità pubblica. Parliamo naturalmente di un obiettivo intimamente collegato alla dura opposizione che il M5S continuerà a fare all’ipocrita riforma dell’autonomia differenziata, che finge di volersi basare su una preliminare scrittura dei Lep (‘Livelli essenziali delle prestazioni’), ma non mette in campo nemmeno un euro per garantire davvero il loro finanziamento.

3) Assunzioni 
Vogliamo il superamento definitivo del vincolo che inchioda la spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale ai livelli del 2004, meno l’ormai famigerato ‘1,4%’. Non possiamo più andare avanti con una carenza di 30mila medici e 70mila infermieri e non possiamo più permetterci di guardare in faccia tutti quegli ‘eroi’, come giustamente li abbiamo chiamati durante la pandemia, e continuare a non valorizzarne il profilo economico. E’ un corso che va fermato e invertito.

4) Bond Salute 
Per recuperare risorse utili al nostro Servizio sanitario nazionale, coinvolgendo più da vicino famiglie e lavoratrori che lo vogliono, proponiamo l’emissione da parte dello Stato di una particolare categoria di titoli che possiamo chiamare ‘Bond Salute’. Si tratta di titoli adeguatamente remunerati, anche per proteggere dagli effetti dell’inflazione, i cui proventi sarebbero utilizzati esclusivamente per obiettivi di potenziamento e sviluppo della nostra Sanità.

Il M5S si batterà con tutti i mezzi istituzionali per sottrarre la Sanità italiana a quel ‘viale del tramonto’ su cui è stata avviata dal Governo Meloni.

Sono convinto che al di là dell’ardore e della passione politica che lo avvolge, quanto rappresentato dalla Senatrice Castellone,  rientra pienamente in quel quadro di grave e crescente disagio ed emergenza sociale che il Paese sta vivendo e che, soprattutto per quanto attiene al diritto alle cure, costituisce una grave minaccia per la vita di molti nostri connazionali.

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