Fine vita-assolti Mina Welby e Marco Cappato per il caso Trentini

Mina Welby e Marco Cappato, rispettivamente Copresidente e Tesoriere dell’”Associazione Luca Coscioni” assolti dall’accusa di istigazione e aiuto al suicidio di Davide Trentini, 53 anni, malato di sclerosi multipla da quando ne aveva 27 e deceduto in una clinica in Svizzera il 13 luglio 2017, col suicidio assistito.

Il Procuratore Generale di Genova, Roberto Aniello aveva chiesto la conferma dell’assoluzione. I Giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato l’assoluzione di primo grado, quella della Corte d’Assise di Massa Carrara del 27 luglio 2020.

Il fatto non sussiste

La Corte d’Assise di Massa a luglio scorso li ha assolti «perché il fatto non sussiste quanto alla condotta di rafforzamento del proposito di suicidio e perché il fatto non costituisce reato quanto alla condotta di agevolazione dell’esecuzione del suicidio».

Il commento di Mina Welby e Marco Cappato

Davide sorriderebbe di questa sentenza come ha sorriso quando se ne è andato“, ha detto Mina Welby. Per Welby la sentenza odierna è “assolutamente un passo avanti e voglio dire a tutti di aiutarci a raccogliere le firme per il referendum sia a maggio per la legge che a luglio per il referendum“.  Mentre  Cappato sottolinea che  “con questa decisione si stabilisce un precedente importante, un principio importante: non è necessario essere attaccati ad una macchina per essere aiutati a morire se si è anche dipendenti da un trattamento di sostegno vitale”.

Iter troppo lungo per i malati

“Il problema è che ci sono voluti quattro anni e nove udienze per arrivare alla conferma di questo risultato”.Prosegue ancora Marco”E’ evidente che persone in queste condizioni di malattia terminale non possono affrontare iter così lunghi. Filomena Gallo, l’avvocato che ha seguito la vicenda, sta già seguendo dei casi di persone che si sono viste opporre il rifiuto e andare nei tribunali perché il Parlamento italiano si sta rifiutando di assumersi le responsabilità, nonostante due richiami della Corte Costituzionale”.

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