Giornata mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili

Il 6 febbraio è la Giornata mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili e serve a ricordare, qualora ce ne fosse bisogno che sempre più donne e bambine rischiano di subire una Mgf. Negli ultimi tre anni, a causa del Covid, le scarse risorse sanitarie destinate alla prevenzione e al contrasto di questa pratica sono state dirottate, con il risultato di determinare una battuta d’arresto rispetto ai risultati ottenuti.

Infatti nel periodo 2020-2022, il numero delle bambine vittime di questa pratica, è aumentato di almeno 1 milione. Sono oltre 250 milioni, secondo le stime dell’Onu, le donne che nel mondo hanno subito una mutilazione dei genitali e sono oltre 4 milioni le bambine a rischio di essere sottoposte a questa pratica ogni anno.

La Mgf è ancora attiva in oltre 30 Paesi tra Africa e Medio Oriente, ma il fenomeno interessa anche donne immigrate che vivono in Europa occidentale, Nord America, Australia e Nuova Zelanda. Queste pratiche, ivece di diminuire, sembrano diventare ancora più diffuse, anche a causa del fenomeno migratorio, con il risultato di essere oggi presenti anche in paesi dove prima erano sconosciute. Una stima approssimativa delle donne che hanno subito una delle forme di Mgf nei loro Paesi di origine e che vivono in Italia , indica una cifra intorno a 88 mila donne di cui oltre 7 mila minorenni. Purtroppo il Covid ha aumentato il numero delle bambine infibulate perché sono stati chiusi i servizi sociali, i servizi scolastici, le poche risorse sono state indirizzate verso il contrasto al virus.

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha spiegato: “Bisogna tenere alta l’attenzione sulle mutilazioni genitali femminili, una pratica che va contrastata con coraggio. In linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030, dobbiamo continuare a lavorare per la promozione della salute delle donne, obiettivo strategico che misura la qualità, l’efficacia e l’equità anche del nostro Sistema Sanitario”. 

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