Il Fondo Patrimonio Destinato della Cassa Depositi e Prestiti

Il tema della patrimonializzazione delle imprese italiane costituisce da tempo materia di analisi e di riflessioni finalizzate a propugnare il loro irrobustimento. Soprattutto per quelle appartenenti al comparto delle piccole medie imprese.

Come ha ricordato la settimana scorsa il Direttore Generale dell’Associazione Bancaria Italiana, Giovanni Sabatini, nel corso di un’audizione parlamentare alla Commissione di Vigilanza Cassa Depositi e Prestiti della Camera dei Deputati, tra il 2011 e il 2019 in tema di patrimonializzazione si sono fatti significativi passi in avanti. Lo certifica, in particolare, la riduzione della leva finanziaria di oltre 10 punti percentuali, registrata in quel periodo.

Un dato positivo, dunque, che fotografa la tendenza a un irrobustimento patrimoniale delle PMI, tendenza, purtroppo, seriamente minacciata dagli effetti devastanti della Pandemia da Covid ’19. E secondo uno studio di Association for Financial Markets in Europe il fabbisogno di capitale per le aziende del nostro Paese, solo per riavviare il proprio ciclo economico, si situerebbe attorno ai 175 miliardi di euro.

Per avere un quadro completo della complessità del contesto attuale non si può, inoltre, dimenticare  che le richieste al Fondo di Garanzia delle PMI ammontano ad oltre 153 miliardi di euro; cosi come lo strumento Garanzia Italia, concesso da SACE, registra un impegno per un valore di poco meno di 13 miliardi di euro, mentre la moratoria a favore delle imprese si estende per un perimetro dal valore complessivo di 130 miliardi.

Si tratta di cifre considerevoli che, da un lato spingono a studiare con cura un piano graduale della loro cessazione per evitare passaggi economici traumatici e dagli effetti indesiderati. Dall’altro impongono una seria riflessione sulle opportunità offerte dalla prossima introduzione del Fondo Patrimonio Destinato della Cassa Depositi e Prestiti, previsto dal Decreto Rilancio dello scorso febbraio. Si tratta di un Fondo, la cui dotazione di 40 miliardi di euro, è destinata ad interventi di ricapitalizzazione a favore di aziende con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro.

Al di là dei dubbi espressi dall’Ufficio Parlamentare del Bilancio circa l’impatto in chiave di crescita del debito delle amministrazioni pubbliche, per una valutazione complessiva di questo strumento, secondo Sabatini, ne va considerato il doppio ambito di operatività: uno di natura temporanea, previsto dalla cornice normativa europea degli aiuti di Stato. L’altro, caratterizzato da interventi a condizioni di mercato con un orizzonte temporale massimo di 12 anni.

In particolare, per l’operatività a condizioni di mercato si dovrà tenere conto di una certa ritrosia degli imprenditori a richiedere un supporto pubblico che si concretizza esclusivamente nelle forme di aumenti di capitale e prestiti obbligazionari convertibili. Apparirebbe preferibile, invece, allargare l’ipotesi di intervento, sull’esempio di quanto sta avvenendo in altri Paesi dell’Unione Europea, ad altri strumenti finanziari ibridi, tra i quali gli strumenti subordinati.

In ogni caso per il Direttore Generale dell’ABI, una volta reso operativo questo nuovo strumento, sembrerebbe auspicabile, sia limitare questi interventi a operazioni strategiche e di rilevante interesse nazionale, sia registrare la concretizzazione di misure di contesto favorevoli, quale il rapido avvio del Progetto di Unione Europea dei Mercati di Capitale.

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