Il segno e la luce. Guido Strazza attraverso le immagini del suo archivio

Fino al 26 maggio 2021 è esposta presso la ex Chiesa delle Zitelle, affascinante spazio espositivo dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione in via di San Michele 18 a Roma, la mostra “Il segno e la luce. Guido Strazza attraverso le immagini del suo archivio”, a cura di Luisa De Marinis e Simona Turco.

Voluta dall’ICCD, l’esposizione è dedicata a Guido Strazza, pittore e incisore nato negli anni Venti, che ha felicemente compiuto i novantotto anni ed è testimone della storia artistica del Novecento. L’artista si è formato con alcuni autorevoli esponenti delle avanguardie italiane, vivendo e condividendo esperienze salienti con gli artisti che hanno segnato la cultura del secondo Novecento, italiana e internazionale.

La mostra ne racconta la lunga e felice parabola artistica attraverso immagini selezionate dal suo archivio, ed è frutto della ricerca condotta presso il suo studio romano nel cuore del quartiere Trastevere, a due passi dall’Istituto. Si tratta di un’esposizione soprattutto fotografica, svolta con andamento cronologico, ma punteggiata da alcune opere, pittoriche e grafiche, scelte per evidenziare i momenti salienti di una ricerca artistica che si snoda per un arco di tempo lungo e vitale sul terreno “del segno e della luce”, dall’infanzia alla piena maturità di Guido Strazza.

Il percorso di Guido Strazza

Un percorso esistenziale raccontato in cinque sezioni (la formazione e i viaggi, gli studi, i ritratti, l’insegnamento dell’incisione, le mostre e le persone), nelle quali si vogliono sottolineare i nessi esistenti tra gli eventi della vita personale dell’artista fissati dalle fotografie e la sua produzione artistica.

La frequenza del Collegio navale a Venezia, la passione per il volo, la laurea in ingegneria, il viaggio verso il Sudamerica, il Perù e il Brasile, il ritorno in Europa, Venezia, Milano, Amsterdam, gli studi d’artista, la maturità a Roma, l’incisione, le mostre e gli incontri sono posti in relazione con la sua ricerca artistica incentrata sul segno: dalle precoci prove futuriste ai racconti lirici dell’opera matura, passando attraverso le correnti informali e il recupero della geometria.

Una sezione, in particolare, ritrae l’artista attraverso gli scatti (dal 1958 al 2016) di famosi fotografi, come Mario Cresci, Paolo di Paolo, Nino Migliori, Franco Mapelli.

Carlo Birrozzi, Direttore dell’ICCD, nella sua introduzione alla mostra spiega come da tempo ICCD si trova a raccontare il patrimonio culturale, le città e il paesaggio attraverso la vita e lo sguardo delle persone. La fotografia è protagonista di questa narrazione, attenta ai fatti intimi della vita come alla documentazione del patrimonio. Raccontare l’arte italiana del Novecento attraverso le storie dei protagonisti si pone in continuità con questa linea di ricerca ed estende l’attenzione agli archivi degli artisti che ICCD si propone di indagare a partire dalla figura di Guido Strazza. Attraverso i ritratti e le occasioni sociali documentati dalle fotografie emergono gli eventi artistici. Le esperienze vissute, le amicizie e gli incontri documentati dall’artista stesso possono essere messe in relazione con le scelte compiute nelle proprie opere”.

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