L’identità digitale viaggia sul blockchain su progetto Microsoft

L’identità digitale viaggia sulla blockchain, la tecnologia che permette di creare elementi unici e irriproducibili, decentralizzati e anonimi. Lanciato a marzo, il progetto Microsoft è stato il fulcro di una lunga intervista rilasciata in questi giorni da Daniel Buchner, Senior Product Manager del settore Decentralized Identity di Microsoft alla Bitcoin Conference 2021 di Miami. “ION non risponde a nessuno tranne che a te”, ha dichiarato Buchner. Un motto che raramente siamo abituati ad abbinare ai prodotti delle big tech. Ma se Microsoft è il cuore dello sviluppo del progetto, ha messo in chiaro che non avrà nessun controllo sui dati condivisi. ION è una rete di layer2 costruita sopra Bitcoin, che vuole rimettere in mano alle persone il controllo su tutti i propri dati personali, senza bisogno di intermediari per la validazione. La scelta è ricaduta su Bitcoin, ha spiegato Buchner, perché come network di sostegno “è chiaramente quello più sicuro, con il più alto grado di immutabilità e con altri aspetti che riteniamo cruciali per questo tipo di gestione”.

L’obiettivo di ION è la costruzione di DID, identificatori decentralizzati, che possono funzionare come punto di ancoraggio per tutte le attività su internet. “Ogni pulsante di login che ci troviamo a premere inserendo le nostre credenziali è il sintomo di una malattia” ha detto Buchner, “la necessità che sia qualcun altro a validare la nostra identità”. A differenza di altre i sistemi di identificazione centralizzati in uso oggi (come username di social network, o indirizzi email) i DID sono generati, posseduti e controllati dagli individui, non dalle aziende o da altre entità, e quindi non è possibile che il soggetto terzo intervenga con azioni di controllo o rimozione. Tramite i DID è la persona a gestire i propri dati, ed è in grado di provare qualunque tipo di dettaglio legato alla propria vita.

Si potranno creare vari livelli di condivisione o addirittura diversi DID a seconda dello scopo – lavoro, conoscenze, acquisti – stratificando le informazioni che possono essere condivise. Ad esempio, se il datore di lavoro ci chiede prova dei titoli di studio o delle pubblicazioni, potremo condividere con lui esclusivamente la prova digitale di quanto richiesto, senza bisogno della validazione di terzi e con una gestione completa e totale di ogni dettaglio che andremo a condividere.

Buchner, che si definisce “libertario”, ci tiene a mettere l’accento sul fatto che “un DID si può perdere, così come puoi perdere Bitcoin che stivi in un hard drive che poi accidentalmente getti via”. Ma, avverte Buchner “non c’è una perdita di identità, i dati restano ma bisogna rimetterli insieme con un po’ di sforzo, allo stesso modo in cui, se perdi la carta di identità, devi passare attraverso un po’ di burocrazia per recuperarla”.

 

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