digital-markets-act

L’Unione Europea e la regolamentazione del mercato digitale

Dopo l’accordo raggiunto alla fine dello scorso mese tra Consiglio e Parlamento Europei dovrebbe essere spianata la strada per una approvazione in tempi ragionevoli (entro il prossimo autunno) del Digital Markets Act – DMA. Un provvedimento, che, finalmente, interverrà in modo, almeno potenzialmente efficace, in un settore economico che, finora, è stato territorio di conquista e dominio indisturbati delle cosiddette Big Tech, da Amazon a Google, da Apple a  Microsoft, a Meta.

Va, subito, sottolineato che il DMA, nel momento in cui entrerà in vigore, rappresenterà un cambio di passo sostanziale nella regolamentazione del mercato digitale, ispirandosi, in termini di tutela della libera concorrenza, al principio di intervento normativo ex ante, e non ex post, come anche attualmente si configura il potere di controllo esercitato dall’Unione Europea.

Inoltre, esso costituisce il tentativo concreto dell’Unione Europea di fare ordine in questo settore, in ciò differenziandosi da quanto avviene sull’altra sponda dell’Atlantico, dove stenta a decollare una legge federale in grado di approntare analoghi strumenti giuridici di controllo.

Le principali finalità del DMA si possono, così, riassumere: evitare gli abusi di posizione dominante da parte delle grandi società tecnologiche; porre un freno alle operazioni di acquisto e ad altre situazioni nelle quali queste società inducono la propria clientela a utilizzare preferenzialmente i propri servizi; impedire l’uso dei dati dei clienti a scopi pubblicitari; proibire di imporre propri applicativi su telefoni e computer; rendere possibile la interoperabilità tra i diversi sistemi di messaggistica; favorire la libera scelta nell’utilizzo dei portali che consentono di scaricare applicazioni.

In concreto, il provvedimento europeo si applicherà alle società tecnologiche con grandi piattaforme gatekeeper, che hanno registrato un fatturato di almeno 7,5 miliardi euro negli ultimi 3 anni con le loro attività svolte all’interno dell’Unione Europea, o, in alternativa, che hanno una valutazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro. Un altro parametro indispensabile per l’applicazione della nuova normativa riguarda il numero di utenti finali, almeno 45 milioni su base mensile e almeno 10mila “business users”, stabiliti nei Paesi dell’UE.

Particolarmente severe, infine, sono le sanzioni previste in caso di inosservanza delle regole del DMA, con l’irrogazione di multe che possono toccare un ammontare, pari al 10% del fatturato mondiale della società incriminata e, in caso di recidiva, addirittura al 20%.

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it