Oggi contro la violenza sulle donne. E anche domani

Oggi è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il giorno delle scarpe rosse e le panchine rosse, di eventi, appuntamenti e manifestazioni per ribadire il rifiuto della violenza di genere. Un giorno simbolo per tutto il mondo a livello globale che serve anche per riflettere su quanto ancora c’è da fare per andare oltre questa piaga sociale.


 

Il primo 25 novembre fu quello del 1960

La giornata è stata istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite e il 25 novembre non è certo stato scelto a caso. Questo stesso giorno, del 1960, nella Repubblica Domenicana, accadde un vero scempio contro tre donne, tre attiviste, tre sorelle: Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal. Le tre donne si stavano recando in visita dai loro mariti, in prigione. Vengono bloccate da Agenti del Servizio di informazione militare e per ordine del dittatore Rafael Leonidas Trujillo vengono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone, strangolate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto per simulare un incidente.

Della tragica vicenda delle tre sorelle Mirabal si ricordano bene le femministe latinoamericane e caraibiche che nel loro primo incontro, a Bogotà, nel 1981, decidono che il 25 novembre sarebbe stata la Giornata internazionale della violenza contro le donne, proprio in loro onore. La giornata poi viene ufficializzata dalle Nazioni Unite con l’approvazione della Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne nei primi anni Novanta.

I dati in Italia

Le notizie corrono continuamente e ogni giorno ci troviamo costretti a leggere e scrivere di violenze sulle donne. In Italia ogni giorno muoiono come vittime di reati generici ben 89 donne. Di queste il 62% quindi circa 55 è vittima di un maltrattamento che si consuma in famiglia. Nel 72% dei casi, infatti, l’autore della violenza è il marito o l’ex marito. Il 70% delle vittime sono donne italiane.

Violenza e Covid: aumentati tutti i dati, tranne le denunce

Questa fotografia ha subito un’importantissima alterazione con la pandemia. Il lockdown, il distanziamento sociale come anche lo smart-working hanno costretto in alcuni casi migliaia di donne a restare in casa e subire violenze senza avere possibilità di denunciare per mesi. Iniziative come il “Signal for help” hanno reso chiaro in tutto il mondo che il lockdown stava creando delle ferite additive e ancor più ingestibili, nel silenzio delle città vuote.

Andamento crescente anche per le telefonate al numero verde 1522 contro la violenza e lo stalking durante la pandemia. Le segnalazioni sono aumentate di oltre il 119% nella prima ondata con un monte di richieste di intervento pari a 2.013 casi fra il primo marzo e il 16 aprile. Contestualmente, l’ISTAT ha rilevato un calo delle denunce del 43,6% per maltrattamenti in famiglia nello stesso periodo del 2020. È aumentato invece del 79,9% il numero delle donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza delle rete DI.RE. in tutta Italia.

La battaglia non è vinta: interroghiamoci anche domani

Con i dati però ci sono i nomi di tutte le donne che hanno perso la vita e che magari e purtroppo anche oggi la perderanno, mentre noi siamo intenti tutti a concentrarci sul tema. Perché la lotta alla violenza non è certo questione di un giorno o di una iniziativa. Lottare contro la violenza di genere significa scardinare la nostra società rispetto ad alcuni insegnamenti sottili e diffusi. Perché la “lotta al patriarcato” – scevra da quella politica – non è terminata, in Italia e nel mondo con conseguenze gravi e molto gravi. La battaglia non è vinta.

Lo strumento è di certo la prevenzione. Qualcosa cambierà quando la società tutta avrà la saggezza di fermarsi e interrogarsi con strumenti nuovi e migliorati, a partire proprio da oggi, su cosa sta accadendo. Il nostro Paese ha bisogno di una riflessione profonda e decisiva. È una lotta tutta interna alle nostre case. Uno per uno dovremmo alzarci oggi e chiederci “in che modo posso smettere tutti i giorni di sollevare il coltello su 55 delle mie sorelle?”

 

 

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