Paolo Villaggio: quattro anni ma sembra ieri. Il vuoto che ancora oggi lascia

Quattro anni sono passati dalla morte di Paolo Villaggio, ma ancora oggi è tanto il vuoto che ha lasciato nel cinema e nel teatro italiano. Una carriera lunga più di 50 anni che lo ha portato a interpretare tantissimi personaggi. Da quelli comici a quelli drammatici.

Ovviamente per la grande massa rimarrà per sempre il ragionier Ugo Fantozzi, sfortunato impiegato al servizio di Mega Direttore Naturale, Mega Direttore Clamoroso, Direttore Totale, Mega Presidente, ma, soprattutto, del Megadirettore Galattico. Un uomo Fantozzi che nella tragedia ha insegnato tanto. In primis ha mostrato di saper riconoscere quello che davvero conta nella vita e  che, anche se hai nella tua vita dei momenti no, ci sarà sempre qualcuno pronto a casa ad aspettarti. Bella o brutta che sia.

Dopo gli studi Paolo Villaggio affrontò diverse esperienze lavorative: da cameriere a speaker della BBC a Londra fino a diventare cabarettista e intrattenitore sulle navi da crociera, insieme all’amico di sempre Fabrizio De André. Nella sua carriera cinematografica collaborerà con i grandi: Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Gigi Proietti, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Catherine Deneuve e soprattutto con la grande Anna Mazzamauro la “signorina Silvani“.

Nel 1989 partecipa all’ultimo film di Federico Fellini che in quell’occasione dichiarò: “Come compagni d’avventura ho scelto Benigni e Villaggio. Due geniali buffoni, due aristocratici attori, unici, inimitabili, che qualunque cinematografia può invidiarci tanto sono estrosi. Penso che possano essere gli amici ideali per inoltrarsi in un territorio che non ha mappe, né segnaletica. Benigni e Villaggio sono due ricchezze ignorate e trascurate. Ignorarne il potenziale mi sembra una delle tante colpe che si possono imputare ai nostri produttori“.

Per molti è stato solo il ragionier Fantozzi, ma chi lo ha amato ricorda benissimo il suo ruolo di maestro elementare Marco Tullio Sperelli in “Io speriamo che me la cavo“; oppure “Azzurro” dove interpreta Giuseppe che dopo anni di lavoro in Svizzera torna nel Salento, dove trova la sua nipotina Carla, affetta da una grave malattia agli occhi. O ancora “Denti” di Gabriele Salvatores. Sono passati quattro anni, ma ancora oggi ci chiediamo: quanti  personaggi oggi non diventeranno grandi a causa della sua morte? La risposta è tanti.

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