educazione-finanziaria

Per l’educazione finanziaria in Italia è, ormai, necessario un salto di qualità strategico

Qual è la situazione dell’educazione finanziaria in Italia, quali strumenti di intervento sono stati finora predisposti e da chi, ma, soprattutto, cosa occorre fare per imprimere una traiettoria più soddisfacente alla sua curva di diffusione?

Sono questi fondamentalmente gli interrogativi, a cui ha cercato di fornire una risposta puntuale e circostanziata Magda Bianco, Capo del Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia, durante la sua Audizione alla Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali del Senato della scorsa settimana.

Un’occasione utile a ricordare come il processo di sensibilizzazione su questo tema è partito su base internazionale all’inizio di questo secolo, avviando un progetto di collaborazione tra i diversi Paesi per la sua diffusione. Altre tappe cruciali di questo processo di sensibilizzazione sono state la costituzione nel 2008 di un International Network for Financial Education al quale hanno aderito 130 Paesi e, poi successivamente, i numerosi e puntuali richiami alle problematiche dell’educazione finanziaria contenuti nei Comunicati del G20, così come l’elaborazione di Linee guida e di Raccomandazioni della Commissione Europea su questo tema.

In Italia nel 2017 si ebbe il lancio di una Strategia Nazionale di Educazione Finanziaria Assicurativa e Previdenziale, il cui strumento operativo è stata la costituzione di un Comitato per la Programmazione e il Coordinamento delle Attività di Educazione Finanziaria.

Numerosi enti ed organizzazioni, tra cui la stessa Banca d’Italia, hanno avviato una serie di interventi sul campo allo scopo di migliorare il livello di conoscenze economico – finanziarie degli italiani e, in particolare dei giovani, rispetto agli esiti delle indagini e dei raffronti internazionali condotti periodicamente con risultati non soddisfacenti per il nostro Paese; anche se, non si possono sottacere alcuni recenti miglioramenti.

Preso atto che in Italia l’insegnamento dell’economia non è obbligatorio, salvo i casi circoscritti dei licei ad indirizzo economico sociale e di alcuni istituti professionali, la soluzione prospettata da Magda Bianco e del tutto condivisibile, valutati i Disegni di legge succedutisi negli ultimi anni, è quella di giungere ad una rapida approvazione parlamentare del Disegno di Legge 2307, che stabilendo modifiche alla L.92 del 2019 con cui si istituiva l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione civica, introduce in questo ambito l’obbligatorietà  dell’educazione economica finanziaria.

Un salto di qualità strategico, che, ormai, appare imprescindibile, sia per fornire una valida matrice comune all’insegnamento di questa disciplina, sia per allargarne i benefici all’intera popolazione scolastica italiana, considerato che, finora, un esperimento del genere è stato possibile solo in Trentino, utilizzando i particolari poteri di autonomia scolastica di cui è dotata quella Regione.

Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it