Rousseau costretta a scaricare il M5S. E per questo partono le casse integrazioni

È arrivato il divorzio definitivo tra l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio e il Movimento 5 Stelle; e la causa sono i debiti che il partito ha con l’associazione. 

L’Associazione Rousseau cambia strada. La scelta è dolorosa, ma inevitabile. In questi 15 mesi abbiamo sollecitato costantemente la risoluzione delle criticità. Per otto lunghi mesi abbiamo richiesto più volte di condividere un progetto comune con responsabilità e perimetri ben definiti dei ruoli reciproci e abbiamo proposto concretamente un accordo di partnership per rafforzare e chiarire il legame tra Rousseau e il Movimento così come indicato dagli iscritti attraverso il voto. Abbiamo cercato, in ogni modo, di mantenere forte quel rapporto speciale che ha permesso ad una forza politica di diventare protagonista della storia del nostro Paese e di portare nelle istituzioni migliaia di cittadini con l’elmetto. Ma stare insieme deve essere una scelta reciproca e deve presupporre rispetto e assunzione di responsabilità da ambo le parti. E questo, purtroppo, non si è verificato” queste le parole che compaiono sul Blog delle Stelle dell’Associazione Rousseau.

Come si è arrivati a questo divorzio?

Tutto parte dall’ultimatum imposto da Rousseau per il pagamento degli oltre 450mila euro di debiti accumulati dal M5S; accuse che non sono piaciute a Vito Crimi, capo del Movimento dalle dimissioni di Luigi Di Maio, che ha dichiarato: “Secondo i nostri legali non ci sono inadempienze da parte del Movimento. Le pretese economiche di Rousseau sono infondate sia nella quantificazione sia nella identificazione del M5S come soggetto obbligato”. 

Di un’altra idea il direttivo dell’associazione che sul loro post continuano: “A fronte dell’enorme mole di debiti cumulati dal MoVimento 5 Stelle nei confronti dell’Associazione Rousseau e della decisione di chi ritiene di essere il gruppo dirigente del MoVimento di impartire ai portavoce un invito diretto a violare espressamente lo Statuto stesso del MoVimento, omettendo di versare, già dal mese di aprile, il contributo stabilito per i servizi erogati, questa mattina abbiamo dovuto comunicare a tutto il personale di Rousseau che siamo costretti ad avviare le procedure per la cassa integrazione. Oggi non è più possibile, infatti, sostenere le spese necessarie per il personale che lavora quotidianamente ai 19 servizi di cui il MoVimento 5 Stelle usufruisce”. 

Rousseau e M5S presto in tribunale?

La questione potrebbe finire nelle aule di tribunale per la contesa del database degli iscritti. E mentre va in scena la resa dei conti sulla piattaforma digitale, gli strascichi del video pubblicato da Beppe Grillo, che celebra il processo e assolve il figlio prima che siano i giudici a pronunciarsi sull’accusa di stupro, crea imbarazzo nei parlamentari. In più il tribunale di Cagliari, attestando l’assenza di un rappresentante legale del Movimento, ha nominato come curatore dei 5 stelle l’avvocato Silvio Demurtas.

Questo perché gli iscritti hanno abolito l’organo del Capo politico; ruolo occupato ad interim dal reggente Vito Crimi. In più hanno approvato la modifica dello statuto che prevede l’istituzione di un Comitato direttivo di cinque persone. E senza la piattaforma digitale di Casaleggio, queste persone non possono essere elette dagli iscritti né può essere modificato ancora una volta lo statuto per garantire a Giuseppe Conte un ruolo di “nuovo capo del movimento”.

Nella contesa economica con Rousseau c’entra infine il cosiddetto fondo per le restituzioni; in base a una regola interna del Movimento, i deputati sono tenuti a restituire metà della parte fissa del loro stipendio. Questo per finanziare un fondo destinato al microcredito alle imprese. Alcuni esponenti del Movimento vicini alla dirigenza sostengono però che la sospensione del sito Rousseau impedisca di destinare 7,4 milioni di restituzioni; soldi che si troverebbero sul conto del Comitato restituzioni. Gli espulsi, che hanno formato il gruppo parlamentare L’Alternativa c’è, hanno invece espresso la preoccupazione che parte del fondo sia usato per altre finalità. Rivolgendosi a Crimi, il gruppo ha detto di diffidarlo “dall’utilizzare anche parte di tale fondo per la costituzione del nuovo partito“.

 

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