famiglie italiane

Sono sempre in chiaroscuro le scelte di investimento finanziario delle famiglie italiane

Se da un lato permangono elementi negativi, o, perlomeno, insoddisfacenti, dall’altro si stanno manifestando incoraggianti segnali, che sembrano schiudere la porta a una nuova cultura finanziaria del Paese. E’ questa la principale sensazione, che si trae dalla lettura del recente Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, presentato la scorsa settimana.

Giunto alla sua settima edizione e curato da un team di ricercatori coordinato da Nadia Linciano, Responsabile della Divisione Studi  di questa Authority di Vigilanza, il Rapporto si è avvalso per lo svolgimento della indagine di un questionario somministrato da GFK Italia a un campione selezionato di circa 2700 individui. Inoltre, esso si articola in 8 sezioni che vanno: dalla trattazione dei principali aspetti macroeconomici, all’approfondimento dei profili socio demografici e della propensione al rischio; dall’analisi delle attitudini psicologiche che possono orientare nelle scelte di investimento, alla valutazione delle conoscenze finanziarie; dalla pianificazione delle scelte, all’attenzione agli investimenti sostenibili e ai servizi di investimento digitalizzati.

Su un piano generale, anche in Italia, rimane marcata, nei portafogli delle famiglie la preferenza per la liquidità (32%) in linea con una tendenza consolidata in Eurozona, che presenta un valore medio del 34%. Da segnalare, poi, un interesse  più accentuato verso le criptoattività e un aumento, in parte favorito dagli effetti collaterali del lockdown pandemico, delle attività di trading on line.

In negativo, come sottolineato nel Rapporto, sono da registrare la generalizzata avversione al rischio e alle perdite che riguarda oltre i 2/3 del campione e una limitata fiducia (al di sotto del 30%) riposta negli intermediari finanziari, comunque, preferiti rispetto alle Big Tech. Inoltre, sebbene in crescita di 3 punti percentuali rispetto al 2019, continuano a non essere certo soddisfacenti il livello di conoscenze finanziarie e, men che meno, quello, ancor più modesto, delle conoscenze digitali.

Sul fronte positivo, invece, vanno ricordati la crescente partecipazione ai mercati finanziari (34% contro il 30% di due anni prima) e l’interesse, sia a partecipare alle financial web communities, sia a orientarsi verso gli investimenti sostenibili.

In definitiva, come sottolinea Nadia Linciano, “la finanza sostenibile e la digitalizzazione dei servizi finanziari generano opportunità per i cittadini, a patto che se ne potenzino le competenze finanziarie e digitali e si promuova lo sviluppo di una visione di lungo periodo. In questa ottica il ruolo dell’educazione finanziaria, anche a complemento degli strumenti di tutela previsti dall’ordinamento, diventa fondamentale ai fini dell’accrescimento del benessere individuale e collettivo”.

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