Tunisia: la grave crisi economica facilita l’immigrazione clandestina

In una attenta analisi della grave crisi economica che sta duramente colpendo  la Tunisia, Mahdi Ramos, Ceo di Ramos Group  e Direttore Generale di Ramos Business Center, nonché Advisor Investment Committee Algeria Chambre of Commerce and Industry, ha descritto i motivi del crollo dell’economia di quel Paese.

Ramos spiega che dalla rivoluzione del 2011, l’economia tunisina ha dovuto affrontare la stagnazione economica, in alto tasso d’inflazione, una disoccupazione persistente e la crescente disuguaglianza economica, lasciando milioni di tunisini in una situazione di economia precaria.

Il sistema economico di quel paese, sottolinea Ramos, è fortemente dipendente dal turismo e dall’esportazione di manufatti come tessuti e prodotti agricoli i cui dati, in questi ultimi anni in particolare, sono andati progressivamente peggiorando e a dare il colpo di grazia è intervenuta nel 2020 la drammatica pandemia da Coronavirus, che ha ridotto significativamente il reddito e aggravato la crisi economica.
Le restrizioni legate all’epidemia di Covid-19 hanno,  oltretutto,  peggiorato  il deterioramento della situazione socioeconomica, colpendo le fasce della popolazione più deboli e più vulnerabili.

Ramos scrive che il Governo di Tunisi  ha adottato misure di austerità in risposta alla crisi economica, che hanno avuto un forte impatto sulla popolazione e in particolare sulle classi medie e povere. Le misure di austerità hanno, però, incluso tagli ai sussidi alimentari e ai salari del settore pubblico, aumenti dei prezzi dell’energia e delle tasse.
Queste misure sono state imposte in cambio di prestiti da parte International Monetary Fund Fondo Monetario Internazionale e da altri donors internazionali.

Ramos ritiene, inoltre,  che l’adozione di queste politiche economiche abbiano esacerbato le disuguaglianze sociali  e contribuito all’insoddisfazione dei cittadini che fu la causa principale della rivoluzione del 2011. Del resto è facile comprendere come le proteste del gennaio 2021 abbiamo vistosamente  evidenziato le disuguaglianze economiche e le condizioni di vita precarie in cui vive, oggi, la maggior parte della popolazione tunisina che ultimamente ha drammaticamente dato vita ad un esodo dal proprio paese in cerca di miglior vita nella vicina Italia.

Sappiamo che alle proteste della popolazione,  hanno fatto seguito  una lunga serie di scioperi e di manifestazioni di protesta con numerosi sit-in, che hanno ulteriormente danneggiato  l’economia e messo chiaramente in evidenza la fragilità della situazione socio-economica del paese.Inevitabilmente, quindi, gli effetti economici della crisi si sono estesi alla politica tunisina e alle relazioni internazionali del paese.

Nel luglio 2021, il Presidente della Tunisia, Kaïs Saïed, ha adottato misure straordinarie per ridurre i poteri del Primo Ministro e sciogliere il Parlamento e questa decisione è stata ampiamente criticata dalla comunità internazionale per la sua inequivocabile natura autoritaria e per le implicazioni che ha comportato sulla stabilità politica e istituzionale del Paese.

Nella sua analisi, Ramos precisa anche che la sospensione dell’assistenza finanziaria da parte del World Bank nel marzo 2023,  a causa della violenza anti-migranti nel paese,  ha avuto un impatto significativo anche sull’economia tunisina e sui rapporti con il FMI. Le riserve valutarie per coprire le importazioni di carburante, grano e medicine – aggiunge Ramos – sono intorno alla soglia minima e la Tunisia deve trovare un compromesso con il FMI per evitare un default sovrano.

Le agenzie di rating finanziario, infatti, hanno messo in guardia da un potenziale default della Tunisia, in cui né le Autorità dello Stato né le banche tunisine potrebbero onorare i loro obblighi. La situazione economica della Tunisia – precisa Ramos –  è molto preoccupante e richiede misure urgenti per evitare un collasso economico e sociale.

L’analisi economica, politica e sociale di Mahdi Ramos fa comprendere il clima di disagio, di precarietà e di crescente indigenza in cui vivono le frange più deboli del Paese e sono proprio queste che non temono di prendere il largo o cedere ad un possibile facile illecito guadagno per offrire la possibilità di un viaggio e di uno sbarco sulle vicinissime coste italiane alle migliaia di profughi in fuga  dagli altri Paesi africani.

Proprio per cercare di arginare il fenomeno dell’esodo dovuto all’immigrazione clandestina nel nostro Paese, il Ministro dell’Interno Piantedosi, martedì 28 marzo, si recherà in Tunisia per un incontro con i vertici del Governo del Paese che da sempre e’ stato “amico” dell’Italia.

(Foto Pixabay)

 

 

 

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