La notte tra il 21 e il 22 maggio 2019, un uomo chiamò la Polizia dicendo che il figlio di due anni era morto. Una volta giunti nell’appartamento di un caseggiato popolare di via Ricciarelli, in zona San Siro, il piccolo, privo di vita, aveva il corpicino ricoperto di lesioni e ustioni. Dopo l’allarme lanciato, il padre scomparve, ma venne rintracciato e e arrestato poco dopo.
Di fronte alla Polizia confessò subito di essere stato lui ad ucciderlo. Il piccolo si era sporcato ed era senza pannolino, gridava, piangeva e non riusciva a farlo dormire. “Così l’ho ucciso”. Il risultato dell’autopsia fu che aveva diverse fratture (costole e braccio) e pancreas e rene spappolati. Il decesso fu causato da una grave lesione alla testa dovuta a uno schiaffo.
L’uomo, se così può essere definito, si chiama Alija Hrustic e ha 26 anni. Durante il processo, ha cambiato la sua prima versione, sostenendo che non è stato lui a ucciderlo, ma si è preso la colpa al posto della moglie. Sostiene, infatti, che lui qualche volta ha picchiato il figlio, ma mai forte. Quella che si scagliava pesantemente sul piccolo, era la madre.
La notte dei fatti, l’uomo ha racconta di aver fumato ed era “entra in paranoia”. E’ vero che aveva morso il piccolo, ma “aveva la pelle delicata e qualsiasi cosa, anche piccoli morsi per giocare, lasciavano il segno”. “La madre lo picchiava spesso – prosegue Hrustic – spegneva le sigarette su di lui e quella notte lo ha picchiato come accadeva spesso. Le bruciature sotto i piedi li avevi fatti lei con una piastra. Non so dire come perché io non c’ero”.
Il drammatico racconto è avvenuto in presenza in aula della moglie, che disperata, piangeva. Secondo il pm Cavelleri, anche la donna era vittima della violenza del marito. Ora, dovrà rispondere di omicidio volontario e tortura aggravati.