72 anni fa la tragedia di Superga e la fine del grande Torino

Superga 4 maggio 1949:l’aereo con a bordo la squadra del Torino, si schianta contro la Basilica. La squadra degli “Invincibili“, così come è stato soprannominato il Grande Torino, la più forte squadra di  calcio italiana ,capace di conquistare cinque scudetti consecutivi,non c’è più.

Questa la rosa a bordo dell’aereo schiantatosi a Superga: Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Giulio Schubert.

La partita amichevole contro il Benfica a Lisbona

Il Torino il 3 maggio , partecipa a una partita amichevole contro il Benfica.L’iniziativa ha grande successo. All’Estadio Nacionál della capitale lusitana, per vedere il Grande Torino, accorrono infatti 40 mila spettatori.Risultato finale sul 4-3. Gli spettatori, che hanno pagato il biglietto per godersi lo spettacolo, non sono rimasti delusi, come del resto neanche Ferreira e gli stessi giocatori del Torino.

La squadra rientra in Italia con un trimotore FIAT G.212, con marche I-ELCE, delle Avio Linee Italiane,  che decolla dall’aeroporto di Lisbona alle 9:40 di mercoledì 4 maggio 1949. A comandarlo è il Tenente Colonnello, Pierluigi Meroni.

Il velivolo anziché dirigersi a Milano Malpensa, come inizialmente programmato, fa rotta diretta per l’aeroporto di Torino-Aeritalia. Ma chi ha deciso il cambio di destinazione? Ancora oggi resta il mistero, ma si fanno diverse ipotesi.

La prima possibilità è che proprio perché particolarmente stanchi, i giocatori granata e in particolare Valentino Mazzola abbiano chiesto al Comandante Meroni di arrivare direttamente a Torino. La seconda è che il cambio di rotta fosse dovuto a motivi di dogana: era probabile,infatti,che la comitiva avesse fatto acquisti a Lisbona e in caso di arrivo diretto nel Capoluogo piemontese avrebbe goduto di controlli più leggeri da parte dei finanzieri rispetto a Milano.

L’ultima comunicazione

Purtroppo a Torino il tempo è pessimo, con nuvole basse e fitte che ricoprono il cielo,  pioggia battente, forte vento di libeccio con raffiche e visibilità orizzontale scarsissima.  Sicuramente non le condizioni ideali per viaggiare. La comunicazione arriva ai piloti del FIAT G.212 alle ore 16.55.

Dopo alcuni minuti di silenzio, alle 16.59 arriva la risposta dall’aereo: “Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga”.

Ma l’aereo, anziché con la pista di atterraggio, si allinea fatalmente con la Collina di Superga: il forte vento di libeccio avrebbe spostato di qualche grado l’angolo di approccio di I-ELCE alla pista, inoltre l’altimetro (si scoprirà nelle indagini che seguiranno l’incidente) è impazzito, bloccandosi a quota 2000 metri, mentre in realtà il velivolo si trova a soli 600 metri dal suolo.

Lo schianto a Superga

Il pilota è indotto in errore, si vede sbucare davanti la Basilica all’improvviso e con una velocità di 180 chilometri orari non può più far nulla. Non risultano del resto tentativi in extremis di riattaccata o virata. Sono le 17.03 del 4 maggio 1949 e l’aereo con a bordo il Grande Torino si schianta contro il terrapieno della Basilica di Superga, avvolta in una fitta nebbia.

Tutto è compiuto. L’aereo si disintegra, scoppia un incendio e i corpi bruciacchiati dei 31 occupanti vengono sbalzati fuori fra il prato e alcune stanze della stessa Basilica. Non ci sono sopravvissuti.

Quando le fiamme iniziano a dissolversi, il primo ad accorrere sul luogo della tragedia è il Capellano di Superga Don Tancredi Ricca, E’ lui che  trova le maglie granata con lu Scudetto cucito. Non ci sono più dubbi.

Per la quinta volta Campioni d’Italia

La FIGC proclama altresì il Torino “Campione d’Italia”per la 5ª volta consecutiva, con le ultime 4 giornate che vengono disputate dalle formazioni Primavera delle varie squadre. I giovani granata vincono le 4 partite rimanenti.Ma è un successo amarissimo. Gli invincibili non ci sono più. Spazzati via troppo presto da un crudele destino.

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