Crosetto (FdI), Meloni e il “Governo delle persone migliori”

Mentre la data del 25 settembre si avvicina mancando ormai solo due settimane, i candidati iniziano a maturare l’ansietà a causa di chi e come dovrà essere composto l’Esecutivo, stante la pesante, complessa e grave situazione che il nuovo o la nuova Premier saranno chiamati a gestire, sia sul piano delle questioni nazionali che nel più grande contesto internazionale.

Ed è questo molto probabilmente il motivo per cui persino il Partito, che coerentemente ha praticato con fermezza negli ultimi tre anni di legislatura la propria opposizione nei confronti dei Governi di Giuseppe Conte e più recentemente di Mario Draghi, ha praticamente dichiarato per voce del suo più autorevole rappresentante che per governare occorre turarsi il naso e scegliere i più bravi, indipendentemente dalla loro appartenenza politica.

Sarà un autunno terribile: la povertà si impennerà, molte attività economiche chiuderanno… E se l’Italia si vorrà salvare, se vorrà davvero sopravvivere, dovrà unire tutte le energie migliori. E tutte vuol dire tutte. E ci saranno momenti in cui bisognerà remare tutti in una direzione. Non solo tutti i migliori, ma tutti quelli che potranno imbracciare un remo, al servizio dell’Italia”.

Lo ha detto proprio Guido Crosetto, ex Sottosegretario al Ministero della Difesa nel Governo presieduto da Silvio Berlusconi, cofondatore del Partito di Fratelli d’Italia e oltretutto consigliere e figura di riferimento politico per Giorgia Meloni.

Crosetto rilascia un’intervista in cui parla come un fiume in piena e si lascia andare a ulteriori precisazioni: “Giorgia Meloni non arriverà alla guida del Paese per fare la donna sola al comando. In caso di necessità, chiamerebbe Letta come Conte o Calenda. Se l’Italia si vorrà salvare – precisa Crosetto – dovrà unire tutte le energie migliori, perché da questo mare in tempesta non si esce da soli, bisognerà remare tutti in una direzione”.

Ma Crosetto non si ferma e aggiunge ulteriori dettagli: “Per Meloni, sarebbe irresponsabile non chiedere impegno a chiunque possa dare una mano per tirare fuori l’Italia da queste sabbie mobili e  sarà pronta al dialogo con tutti i leader politici perché quando sceglierà la classe dirigente, non vorrà sapere dalla personalità prescelta per chi ha votato”.

Insomma,  è come dire che è necessario ricorrere al “Governo dei migliori”,  quello che può contare sulla più larga maggioranza parlamentare, ma anche di super tecnici a prescindere dal loro colore politico, elementi necessari per affrontare le crisi di “casa Italia” e le complesse relazioni con l’Europa, con la Russia di Putin, con gli Stati Uniti, con i paesi dell’Alleanza Atlantica.

Le dichiarazioni di Crosetto suscitano la reazione di Giuseppe Conte Presidente del Movimento Cinque Stelle che non si fa sfuggire l’occasione per precisare testualmente “stanno preparando un’altra accozzaglia… noi non ci staremo.”

Ma, ovviamente, se le parole di Crosetto sono vere, l’idea che si stia pensando ad un ennesimo Governo più tecnico che politico, trova facile riscontro non solo in Giuseppe Conte che ovviamente “non ci sta”, ma anche in chi la pensa politicamente molto diversamente da lui.

Crosetto, si accorge di avere detto troppo, di essere stato forse anche troppo trasparente, come è un po’ consuetudine dell’ex Sottosegretario,  che rappresenta la componente moderata del Partito, tanto da ritenere di doversi  correggere affermando che le sue parole sono state male interpretate e replicando che la Meloni non intende formare un  “Governo dei migliori”, quanto piuttosto un  Governo  con le migliori persone, tra quelle che condividono il progetto di rinnovamento vero dell’Italia.”

A questo proposito viene in mente la famosa regola dell’aritmetica in base alla quale,  cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia, ovvero che definirlo “Governo dei migliori o Governo con le migliori persone”, obiettivamente non cambia la sostanza dei fatti.

Ma se la Coalizione,  data quasi certa per vincente, non ha al suo interno le risorse umane necessarie per garantire il buon Governo, non si capisce quale urgenza ci sia stata  e per quale motivo si sia deciso di far  cadere un Governo che, come era logico aspettarsi e come moltissimi italiani hanno ritenuto e ritengono ancora oggi, andava difeso e sostenuto fino almeno alla fine della sua prossima legislatura.

Questo avrebbe consentito sia di disporre di più tempo per arricchire la successiva campagna elettorale di contenuti seri di cui si sente la mancanza nell’attuale bagarre pre-elettorale, sia all’Esecutivo di procedere lungo la strada intrapresa grazie alla quale erano stati già conseguiti i primi importanti risultati.

Oggi, viceversa, se questi saranno i risultati della consultazione elettorale, il Paese rischia di perdere il vantaggio miracolosamente acquisito dal Governo “licenziato” e soprattutto potrebbe anche vedere preclusi gli ulteriori sostegni che avrebbero fornito al Paese le  risorse  necessarie, se per non risolvere,  quanto meno per contenere i danni della crisi socio-economica che sempre più grava pesantemente sulla vita degli italiani.

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