Il palcoscenico e il palco della Politica non sono la medesima cosa

Le parole pronunciate dall’attore comico e fondatore del Movimento Cinque Stelle  dal palco della manifestazione organizzata dallo stesso Movimento  e intitolata “Basta vite precarie“  ( https://tfnews.it/m5s-show-grillo-replica-politica-conte/ )  sono state sgradevoli, politicamente inopportune e socialmente inammissibili.

Voglio  sperare che abbiamo avuto solo il sapore della provocazione con l’intento, da parte dell’attore, di prendersi la scena sul palco, come sanno e possono fare gli artisti, senza aver tenuto in debito conto che quello su cui si trovava non era il palcoscenico di un teatro dove poter dire e fare tutto ciò che fa parte di uno spettacolo, ma era il luogo dal quale, in quel momento, parlava chi rappresentava un Movimento politico.  Per questo motivo hanno avuto inevitabilmente un significato, una forza e un risvolto comunicativo fuorviante, soprattutto se rivolte ai più giovani.

Una sgradevole caduta di stile da parte di Beppe Grillo e un madornale errore di strategia di comunicazione da parte del Movimento. Un pessimo espediente usato da Grillo in un contesto politico e sociale sbagliato, probabilmente con l’unica finalità di far parlare solo di lui e che ha avuto viceversa l’effetto di offuscare l’immagine del Presidente Giuseppe Conte e che ritengo non abbia apportato nessun vantaggio al Movimento.

Del resto su altri palchi,  l’attore comico, ha ironicamente confermato quanto espresso proprio nel titolo del suo spettacolo “Io sono il peggiore”, offerto al suo pubblico che ha pagato il biglietto per vederlo e durante il quale  ha fatto ricorso alla sua consueta e ficcante satira politica, legittimamente irriverente, ma divertente e condivisibile quando proviene da un artista.

Ma  le criptiche parole e il messaggio politico che Grillo ha voluto lanciare ieri ai suoi attivisti, attingendo probabilmente ad una battuta del suo  spettacolo, ha scatenato trasversalmente il disappunto da parte di molti esponenti della politica e della gente comune, e pur non volendo certamente  inneggiare ai drammatici e oscuri ricordi di certe “brigate”,  dato il contesto, non ha avuto lo stesso sapore che avrebbe potuto avere se pronunciate da un artista, una volta aperto il sipario e occupato il centro della scena.

Viene proprio da pensare che abbiano ragione da vendere i colleghi della stampa e la gente comune quando, a proposito di certi comportamenti e di certe parole spesi dai alcuni  politici in luoghi istituzionali o in pubblico, li etichettano con rammarico e indignazione come “teatrino della politica”.

Peccato, perché per quello che si è visto e ascoltato dai partecipanti, la manifestazione organizzata contro le precarietà, è stata viceversa riuscitissima, sino al momento in cui,  poche parole sbagliate, hanno rischiato di comprometterne il vero significato che gli organizzatori hanno voluto attribuirgli.

O gli illustri esponenti della Politica capiscono, una volta per tutte, che chiunque rappresenti il Paese non può permettersi certe licenze linguistiche e concettuali, o è inutile rammaricarsi se alla chiamata elettorale la gente non va più a votare.

Spero che il Presidente del Movimento Giuseppe Conte, con senso di responsabilità, con saggezza e con una paziente “azione di ricamo”, sappia metterci la classica  “pezza”, anche se certi messaggi e certe parole, purtroppo, causano ferite e lasciano cicatrici indelebili per molto tempo.

Autore:

Redazione

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