“Impressionisti. Alle origini della modernità” al MA*GA da Monet a Degas

Impressionisti. Alle origini della modernità“, attraverso dipinti, disegni, acquarelli, incisioni e sculture, conduce il pubblico lungo un percorso di scoperta delle trasformazioni della cultura visiva europea nella seconda metà del XIX secolo, che spazia dal Realismo, all’Impressionismo e al Post-Impressionismo, e racconta, come scrive in catalogo Emma Zanella, “la definitiva uscita dell’arte dal regno del mito e la sua compromissione con la vita moderna, terreno in cui cercare la nuova bellezza“.

L’itinerario di visita si articola, attraverso le opere degli artisti che hanno esposto nelle otto mostre ufficiali dell’impressionismo dal 1874 al 1886; una serie di sezioni, scandita dai titoli di capolavori letterari di fine Ottocento, in cui le opere dialogano con le arti applicate, la moda, la musica e la letteratura.

La prima, intitolata Correspondances come la famosa poesia, tratta da Les Fleurs du mal di Charles Baudelaire del 1857; si concentra sul rapporto tra uomo e natura e propone, tra gli altri, i capolavori di Gustave Courbet, Claude Monet e Alfred Sisley; oltre a presentare le opere di artisti meno noti ma di fondamentale importanza per la rivoluzione impressionista.
L’anima naturalista di Émile Zola che si ritrova nel suo Le Ventre de Paris, stimola uno sguardo disincantato e diretto sulla violenza e la durezza della vita tanto urbana quanto rurale; lo stesso che si ritrova nelle opere La barricade, 1871 di Éduard Manet o ne La faneuse, 1890 di Camille Pissarro.

La sezione La Comedie Humaine, dalla raccolta di scritti di Honoré de Balzac, analizza la pratica di ritrarre i propri compagni di pittura e critici, poeti, amici di tutti i giorni, in una corrispondenza di sensi e di emozioni che conduce nell’atmosfera di quegli anni. In mostra una serie di ritratti tra cui quello di Bracquemond realizzato da Édouard Manet , quello di Wagner eseguito da Pierre-Auguste Renoir, e quest’ultimo ritratto a sua volta da Pierre Bonnard. À Rebours, il romanzo di Joris-Karl Huysmans, ispira le ricerche di artisti quali Paul Cezanne o Paul Gauguin che, in modi differenti si allontanano dalla lezione impressionista per seguire percorsi autonomi che anticiperanno la nascita delle avanguardie.

Il percorso espositivo prosegue con artisti quali Auguste Renoir, Berthe Morisot, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi; capaci di rappresentare le trasformazioni sociali di quella che Baudelaire definiva La Vie Moderne (1863). Le opere degli impressionisti in mostra sono accompagnate da preziosi abiti da cerimonia originali di fine Ottocento; tutti provenienti da una collezione privata, già di proprietà della regina di Portogallo e di nobildonne francesi, e da vetri Art Nouveau che testimoniano la moda e la modernità della Parigi fin-de-siècle.

Il catalogo Nomos Edizioni, a cura di Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, è arricchito dalle schede scientifiche dedicate agli artisti e alle opere curate da Vittoria Broggini, Alessandro Castiglioni, Francesca Chiara, Lorena Giuranna, Emma Zanella.
Gli allestimenti degli spazi museali del MA*GA, appositamente ripensati per questa occasione, sono a cura di Angelo Jelmini.

Durante tutto il periodo di apertura di “Impressionisti. Alle origini della modernità“, saranno organizzate attività di approfondimento, in presenza e online, attraverso un ricco programma di appuntamenti. Tra queste, si segnala quella organizzata dal MA*GA e da Ricola; sabato 19 giugno, il pianista Bruno Canino e la violinista Alessandra Sonia Romano eseguire musiche di Claude Debussy, Maurice Ravel, Pablo de Sarasate, Gabriel Fauré. La direzione scientifica della mostra è di Sandrina Bandera, Emma Zanella e Vincenzo Sanfo; con il contributo critico di Rosa Barovier, Paolo Castagnone, Gilles Chazal, Virginia Hill, Fiorella Minervino, Gonzalo Fernández Prieto.

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