La nuova evangelizzazione scientifica

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione inviataci  l’attore e regista Gianluca Foresi.

In molti, forse in troppi, si sono lanciati in letture e parallelismi tra quello che sta succedendo con l’attuale campagna vaccinale di massa e quello che ha vissuto il popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale, con particolare riferimento ai campi di concentramento e al susseguente sterminio. Ovviamente il parallelo è forte, a tratti offensivo ma c’è da dire che delle similitudini, relative almeno a quelli che sono stati i prodromi dell’effettiva persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, si possono dare.

E senza che nessuno balzi sulla sedia o gridi allo scandalo, una testimonianza ci arriva da queste parole di Anna Frank tratte dal suo diario: “Dopo le otto di sera, gli ebrei, non possono essere per strada, né trattenersi nel loro giardino o in quello di conoscenti. Gli ebrei non possono andare a teatro, al cinema o in altri luoghi di divertimento; non possono praticare sport”.

Vorrei aggiungere, come ulteriore elemento di riflessione, che gli ebrei non potevano sfuggire alla persecuzione, non potendo smettere di essere tali: non era permessa redenzione alcuna, non avevano possibilità di salvarsi, proprio perché la loro condanna era quella di essere semplicemente ebrei. Per coloro che invece hanno deciso di non aderire alla campagna vaccinale, la possibilità di salvarsi c’è per carità, o quantomeno quella di riacquistare lo status di cittadino moralmente degno, che gli è stato di colpo negato, nel momento in cui ha optato per una scelta diversa da quella comune: una scelta consentita dalla legge e che dunque occorre rimarcarlo non lo mette “fuori legge”, non lo rende un fuorilegge.

Anche se questa scelta gli fa perdere di colpo oltre che la credibilità intellettuale anche quella di appartenente, idealmente, allo stesso gruppo, alla stessa comunità. Mantenendo come dicevamo le due cose ben distinte e lontanamente paragonabili emerge però fra le due situazioni un elemento di assurdità e se vogliamo un paradosso; basta che chi ha scelto di non vaccinarsi ritorni sui propri passi e scelga di immunizzarsi che questi, che poco prima era un “reietto”, sia di nuovo, come per magia, ricompreso nell’egida dei nuovamente migliori, dei nuovamente perfetti e dei nuovamente degni.

Mi sembra un elemento da non sottovalutare e su cui dovrebbe ragionare soprattutto chi si sente depositario della verità rivelata. Quelli cioè piombati nella nuova visione dogmatica e manichea del bene contro male, del giusto verso ingiusto, del noi e loro. È questo del dogma che mi porta a un’altra riflessioneassociazione che vorrei qui di seguito proporre. Mi sento di sollecitarVi, quindi, su un’altra similitudine, o meglio una serie di similitudini con ciò che stiamo vivendo, che affondano le loro radici in un periodo storico ancora più lontano nel tempo e in una pratica messa in campo da chi voleva cristianizzare il mondo: la conversione dei pagani o politeisti in terre esotiche e sconosciute, le guerre per la conquista del santo sepolcro o ancora l’opera della santa inquisizione contro le eresie, le streghe e gli indemoniati tutti.

A me sembra che la campagna vaccinale stia ormai prendendo le pieghe di una sorta di evangelizzazione, un tentativo di convertire i non vaccinati, come in passato si provavano a convertire gli infedeli o i cosiddetti pagani. Vaccinarsi è diventato un atto di fede, che non può essere messo in questione, con cui si riconosce il potere della nuova religione, la scienza, e il culto di nuove divinità, gli scienziati, o meglio i virologi nel caso scientifico.

Farsi iniettare il siero significa credere solo nel vaccino, quindi nell’infallibilità della scienza: se non credi, se non hai fede, sei un eretico. Porsi domande, base su cui si fonda la scienza da secoli, significa porsi al di fuori del circolo dei fedeli, essere escluso dalla massa e della messa: il vaccino come l’acqua santa. Chi viene “battezzato” col vaccino, entra a far parte di diritto della comunità dei credenti.

Mettere in discussione l’utilità del vaccino e avere timori o dubbi, o semplicemente rifarsi alla possibilità di scelta offerta dalla legge, ti pone fuori dal dogma, alimentando una sorta di caccia alle streghe. Si aprono nuovi tribunali dell’Inquisizione, sui giornali, sui social, e pian piano, nonostante non si venga più arsi vivi o fatti bollire nella pece, si viene bruciati da un punto di vista sociale: si fa terra bruciata intorno ai nuovi eretici. Che poi, se solo si conoscesse l’etimologia della parola “eretico”, si capirebbe che non si tratta più di streghe, stregoni e posseduti, ma di persone che hanno intenzione di fare una scelta, di decidere.

Li si addita come pericolosi sobillatori, li si denigra, sbeffeggia, offende, li si fa passare addirittura per ignoranti o li si accusa di non essere più intelligente, nonostante fino a quel momento potessi essere considerato persona di un discreto livello intellettuale. Se invece sei stato folgorato sulla via di Damasco e degli hub vaccinali e decidi di ricevere le dosi del siero immunizzante, allora magicamente torni a essere un fedele, un figliuol prodigo che è ritornato a casa: finalmente sei uno di noi.

Il paradosso è che i fedeli della vaccinazione, i sacerdoti della nuova religione, coloro che ciecamente credono nella scienza e che a gran voce chiedono l’obbligo vaccinale per tutti, poiché affermano che i non vaccinati possono contagiare anche i vaccinati, dimostrano di non avere grande fiducia nella scienza, se temono che la vaccinazione non li protegga realmente: un controsenso che forse solo a loro non è evidente. Reclamando la vaccinazione obbligatoria, mettono in discussione non solo la validità del siero, ma anche la sua insindacabile efficacia. Saranno forse loro gli antiscientifici?

Credo che il voler convincere gli altri a vaccinarsi a tutti costi provenga da una profonda invidia: invidiano chi è riuscito a non cedere alle pressioni della paura della malattia, alle pressioni dell’opinione pubblica, alle pressioni psicologiche di rimanere isolati e essere condannanti. Insomma si dicono: ma come è possibile che io abbia ceduto, mentre tu sei riuscito a non cadere nella tentazione? Non hai paura delle conseguenze? Quelle medico sanitarie? Quelle sociali? Non temi di essere additato come appestato e diverso e immorale? Mi si consenta infine un’ultima considerazione.

Noto che tutto l’odio proiettato su chi non ha intenzione di vaccinarsi, almeno per ora, sembra essere incarnato per la maggior parte da donne e uomini di sinistra, i cosiddetti progressisti. Individui che prima della pandemia etichettavano come retrogradi e ignoranti gli esponenti di destra (Lega, Casapound, Fratelli d’Italia), che gettavano veleno contro i migranti in quanto portatori di malattie.

Ora, questi non hanno certo smesso di provare gli stessi sentimenti verso individui disperati e innocenti, ma a loro si sono aggiunti anche gli uomini e le donne di sinistra, o di ciò che ne resta, come se fino a oggi fosse semplicemente mancato l’oggetto su cui scagliare un odio che era rimasto semplicemente represso. Chi ha delle minime basi di psicoanalisi sa che quell’odio è solo un investimento proiettivo, ovvero una scissione di sé che si proietta sugli altri: si investono altre persone con l’odio che non si può rivolgere contro se stessi.

Sono forse riusciti a trovare delle modalità e un ambito dove questo odio potesse essere espresso, venire alla luce e magari liberarli dal rischio di implodere o di ammalarsi psichicamente. E dunque Io ti odio, perché tu sei riuscito a fare quello che io avrei voluto fare, ma che non ho potuto mettere in atto per il senso di colpa e la paura di rimanere da solo, fuori dal gruppo. È un modo come un altro per dare sfogo all’invidia e darle una cittadinanza.

A coloro che oggi sbraitano, si arrogano il diritto di poter dire tutto, riversare parole ai limiti della denuncia mi permetto di far notare che molti, in ogni tempo, per seguire e portare avanti le proprie idee hanno pagato un prezzo altissimo, sono stati isolati, messi in disparte, discriminati e sono arrivati a perdere la libertà e peggio la vita. Non è detto, però, che per forza di cose la prima ipotesi sia sempre da preferire alla seconda.

Chi ora punta il dito e accusa in modo a volte eccessivo e anche violento, ricordo che qualcuno ha addirittura scritto che occorrerebbe togliere le cure gratuite a chi si ammala addirittura lasciarli morire, dovrebbe essere persuaso , che per restare soli e riuscire a sopportare i “colpi tetragoni di sventura” e anche rimetterci magari a livello personale, addirittura lavorativo, occorre possedere una forza interiore che nessun vaccino o farmaco potrà mai offrire.

La consapevolezza è un percorso complesso, lungo ma può risultare il miglior antidoto alla paura, alle avversità e alle varie prove che la vita ci pone di fronte. Ognuno dovrebbe imparare ad affrontale in modo personale e intimo, senza imputare agli altri, in ogni caso, la responsabilità della propria situazione e condizione.

Serve avere una Ragione, non voler avere per forza ragione.

Autore:

Redazione

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