Ventuno anni fa il terremoto dell’Aquila

A L’Aquila erano le 3.32 del mattino del 6 aprile 2009, quando una scossa di magnitudo 6,3 sprigionò tutta la sua potenza nella città e nei centri abitati vicini. Una catastrofe che colse nel sonno migliaia di persone cosicché  molti non fecero in tempo ad accorgersi del pericolo e a scappare in strada, rimanendo sepolti dalle macerie delle loro case.

Non solo crollarono le case, ma anche monumenti, edifici storici, Ospedali, Università. Il bilancio finale sarà un bollettino di guerra: 309 morti, 1.600 feriti e quasi centomila sfollati, di cui 13.000 studenti universitari fuori sede. La “Casa dello studente “, distrutta con otto vittime, è diventata un simbolo del sisma dell’Aquila. La frazione est della città, Onna, rasa completamente al suolo.

Per tutta la notte e nelle settimane seguenti la terra continuò a tremare.
Nelle 48 ore dopo la scossa principale, si registrarono altre 256 repliche, 150 nella sola giornata di martedì 7 aprile. L’epicentro era a 8 chilometri di profondità e a poco più di un chilometro dal centro dell’Aquila.


L’Aquila, il quinto terremoto più distruttivo in Italia

L’intero Centro Italia traballò, scosso dall’immane forza del sisma che devastò  soprattutto l’Abruzzo, ma che fu avvertito sia a Roma, dove perfino le Terme di Caracalla subirono lesioni che a Napoli.

Alla luce dei danni e delle vittime il sisma dell’Aquila è risultato il 5º terremoto più distruttivo in Italia in epoca moderna dopo quello di Messina del 1908, Avezzano del 1915, dell’Irpinia del 1980 e del Terremoto del Friuli del 1976. L’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, firmò lo stato d’emergenza, mobilitando Protezione Civile, Esercito, Aeronautica e Carabinieri e affidò la gestione  dei soccorsi a Guido Bertolaso. Il Capo della Protezione Civile, giunto in Abruzzo nelle prime ore dopo il sisma, parlò di “una  situazione drammatica, la peggiore tragedia di questo millennio”.

La città, nonostante la pandemia e le sue restrizioni, ha ricordato la tragedia

Anche in tempo di pandemia la città e i suoi abitanti hanno ricordato l’immane tragedia che li ha colpiti: le campane hanno battuto 309 rintocchi per onorare le vittime, mentre sui balconi, nelle finestre delle case brillavano le fiammelle delle candele accese. Una fiaccolata particolare, al tempo del Covid.

Il Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, in una intervista rilasciata ad Adnkronos,  ha dichiarato che “per i danni del sisma del 2009 c’è una Struttura  di missione presso la Presidenza del Consiglio che ha ereditato le attività fatte dai vari Commissari. Una cabina di regia, una sorta di indirizzo e coordinamento delle attività sul territorio dei vari uffici speciali, in particolare dell’Ufficio Speciale dell’Aquila e di quello che si occupa della ricostruzione in cratere e fuori cratere.

“In prospettiva – sottolinea il Capo  del Dipartimento  – anche per effetto della legge che è stata emanata a dicembre, il Dipartimento  CasaItalia è stato incaricato di questa nuova funzione, si sta riorganizzando presso la Presidenza e si occuperà del coordinamento di tutte le attività di ricostruzione presenti sul territorio”. L’esperienza aquilana – ricorda Curcio –  ha segnato molto della conoscenza dei termini di ricostruzione“.

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