L’arte contemporanea ha bisogno di ripartire e non di rimanere nell’oblio

Quello appena trascorso è sicuramente l’anno più duro che l’umanità abbia passato dalla seconda guerra mondiale;  l’arte contemporanea è quella che ne ha sofferto di più. Come ha detto un gallerista di Firenze, paragonare il covid ad una guerra è forse troppo, ma i suoi effetti lo sono sicuramente. 

I ristoranti, i bar, i negozi di abbigliamento, e tutti gli esercizi commerciali hanno avuto ed hanno ancora oggi grossi problemi. Ma a loro comunque qualcuno pensa. Agli artisti invece non ci pensa nessuno. L’artista contemporaneo ha una partita iva ma non viene classificato. Cioè non esiste un codice Ateco che lo definisce. Un attore si. Un cantante anche. Un pittore o uno scultore no.

Ma come funzione il lavoro di un’artista? Il suo lavoro è fatto di studio, di analisi e di ricerca. Il frutto di questo lavoro diventa opera d’arte. A questo si aggiunge poi il dover dar visibilità al proprio lavoro e quindi ricercare gallerie che lo possano esporre e curatori che lo possano promuovere. Spesso per organizzare una mostra ci vogliono tanti mesi e in alcuni casi anni. Ma sembra che questa cosa non venga colta.

Siamo abituati a sentir nominare di grandi retrospettive di altrettanto grandi artisti: Picasso, Leonardo, Raffaello, Fontana e tanti altri, che hanno alle spalle anni di preparazione e una grandissima squadra di lavoro. Ma loro sono la storia dell’arte; quelli che non vengono considerati sono tutti gli altri. Artisti che vivono di arte, giornalmente e che si mantengono con l’arte. E con l’arte pagano le tasse. 

L’arte contemporanea è davvero in crisi

Se, come è accaduto in questo anno, il mondo si “ferma” a causa di una pandemia, ecco che l’arte è la prima a subirne le conseguenze. Dal primo momento ad oggi i musei, i cinema, i teatri ed i concerti sono fermi. E lo sono da tanti mesi. Ma l’arte contemporanea è totalmente bloccata.

Se nell’anno appena passato un artista aveva in calendario delle mostre, ha dovuto rinunciare. Si rinunciare e non rinviare proprio perché all’arte contemporanea non è stato data nessuna spiegazione, nessuna risposta.

Gli artisti si pongono alcune domande. Quando potrò tornare ad esporre in galleria? Non si sa. Quando potrò tornare ad esporre in un museo? Non si sa. Come faccio a mantenermi se non posso esporre e quindi vendere le mie opere? Non si sa, perché non è stato organizzato nessun decreto ristori per gli artisti.

C’è chi grazie alla propria arte si è potuto aprire un mutuo ma che non ha ora i soldi per pagarlo e le banche dicono “mi dispiace ma le rate vanno avanti“. Ed allora ecco che il proprio lavoro viene messo da parte perchè le bollette vanno pagate. Quindi bisogna trovarsi un lavoretto altrimenti qui non si campa più. Ma un lavoretto, in regola, chi te lo da in un periodo come questo?

C’è bisogno di ripartire e c’è bisogno che l’arte torni a splendere nelle nostre vite. Perché una vita senza l’arte è un vita in bianco e nero.

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