Mobilità elettrica: l’Italia è in ritardo

Un nuovo studio di Transport & Environment, con cui collabora anche Legambiente rivela che l’Italia è in ritardo sugli investimenti in mobilità elettrica. L’analisi prende in esame 17 Paesi europei ed evidenzia la percentuale di immatricolazione di nuovi autobus a zero emissioni. L’Italia è in fondo alla classifica, con solo il 5,4% di nuovi bus entrati in servizio nel 2019 a idrogeno o elettrici.

L’80% degli investimenti tedeschi del 2020 sono destinati ad autobus elettrici. La Polonia annuncia che nelle città con una popolazione di 100.000 o più persone tutto il trasporto pubblico sarà elettrico entro il 2030. Stanzieranno oltre 290 milioni di euro per sostenere questo obiettivo.

Secondo i dati Anfia, nel 2019 sono stati immatricolati in Italia solo 63 bus elettrici e a idrogeno: 16 in Sicilia, 15 in Lombardia, 13 in Piemonte, 10 in Liguria.

Gli incentivi per la mobilità elettrica

Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente, ha dichiarato: “Nel primo semestre del 2020 l’Italia ha messo in strada solo 170 nuovi bus. Contro i 363 del primo semestre 2019, registrando un calo del 53%. Diminuendo gli acquisti sulla mobilità pubblica in un momento in cui avere più mezzi era necessario per garantire distanziamento .

Poggio ha aggiunto: “Inoltre, in seguito all’emergenza Covid sono stati estesi i contributi pubblici per l’acquisto di nuovi autobus. Vale anche per quelli a metano o diesel. Il risultato è che compriamo meno autobus dei grandi paesi europei e gran parte dei quali ancora fortemente inquinanti. Non possiamo condannare le nostre città a usare mezzi pubblici vecchi, inquinanti ed alimentati a gasolio o gas fossile”. 

Classifica europea mezzi con “emissione zero”

A guidare la classifica europea di bus a emissioni zero ci sono Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il 78% degli autobus danesi immatricolati nel 2019 è elettrico o a idrogeno, come il 67% di quelli lussemburghesi e il 66% degli olandesi. Anche Svezia, Norvegia e Finlandia sono tra i primi, i cui autobus elettrici rappresentano rispettivamente il 26%, 24% e 23% degli immatricolati.

Veronica Aneris, Direttrice per l’Italia di Transport & Environment. sostiene: “È davvero incomprensibile come, con oltre 200 miliardi in arrivo dall’Europa, la bozza di Recovery Plan preveda l’acquisto di circa 5000 nuovi autobus. Di questi ben 2.700 a gas fossile, ovvero centinaia di milioni di euro sprecati in fossili tecnologie obsolete. I bus elettrici riducono l’inquinamento atmosferico, ci aiutano a combattere il cambiamento climatico, a ridurre il rumore e il costo totale d’esercizio. Ora i soldi ci sono. Com’è possibile che il benessere dei cittadini e del pianeta non venga mai messo al primo posto? Ci auguriamo che il Parlamento ora ponga rimedio a questa misura”.

Transport & Environment pubblica, inoltre, un report che identifica cinque passaggi chiave per implementare la percentuale di autobus elettrici su strada, a partire dalla leadership politica e dal sostegno finanziario.

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