Per la politica, il Professore è una svolta; per la vita è la vaccinazione

L’incarico conferito al Professore Mario Draghi di formare un nuovo Governo politico-tecnico è un raggio di sole che squarcia le nubi della perdurante pandemia.

I mass media sono  divisi tra il Coronavirus, con le soscillazioni giornaliere e il timore, ormai liturgico, per l’esplosione di ogni fine settimana e la dialettica politica. In quest’area si percepisce, da parte di alcune frange, la ricerca, che può apparire anche disperata, di posizionarsi, al fine di un utile e profittevole accasamento.

Abbiamo fiducia nel professore Mario Draghi e lo sosteniamo moralmente nell’individuazione di esponenti del mondo produttivo, finanziario, sociale ed accademico. Siamo certi che sia in grado di fregiarsi, legittimamente, della medaglia di “migliore”.

L’Italia ha risorse di qualità che, seppure  finora silenti  sull’impegno politico, possono e debbono, in questo nuovo clima di ricostruzione nazionale, uscire allo scoperto, appoggiando l’azione del “Professore”.


Una riflessione sulla campagna di vaccinazione

Circa il Coronavirus, mi sia consentito un pensiero che cullo da qualche tempo, soprattutto a seguito delle delusioni per una epidemia che non diminuisce come sperato e per una  vaccinazione che viene  proposta in maniera convulsa. La campagna di vaccinazione ha coinvolto sino ad ora  gli addetti ai lavori e la categoria di pazienti di oltre 80 anni, nella speranza di frenare la diffusione del virus e dare umanamente sollievo a chi soffre anche di altre patologie.

Ipotizziamo per un attimo di cambiare, anche se non completamente, l’approccio al problema. Continuiamo a vaccinare prioritariamente gli over ottantenni che stanno in case di riposo e soffrono di altre malattie. Al tempo stesso, si faccia opera di prevenzione attraverso una chiara e semplice comunicazione. Sappiamo e constatiamo ogni giorno  che gli anziani non sono orientati ad assembrarsi.  Per quello che la vita ha loro insegnato sono portati al rispetto delle regole e della salute degli altri. Concentriamoci, sui giovani e la società matura (fino a 60 anni?), vaccinandoli in maniera massiccia.

Quai i vantaggi di un approccio diverso al problema della pandemia

I vantaggi sarebbero immediati: riapertura delle scuole in presenza; utilizzo normale dei mezzi pubblici;  ma, rispettando la distanza interpersonale anche  la riapertura dei cinema, dei teatri, dei ristoranti, ecc. Si andrebbe verso una nuova normalità  della quale il “fuori tutti” del fine settimana, non sarebbe un rischioso abominio. Questo sarà, certamente, uno dei temi con  il quale  il “Professore” dovrà confrontarsi e assumere decisioni appropriate.

Credo che non sarò  smentito dicendo che l’epidemia non la diffondono gli anziani. Si vedono in giro, massimo a due a due, con la mascherina e rispettosi della distanza. Non praticano la “movida” enon si scatenano per fare shopping nei posti più alla moda.

I giovani, invece, sono contagiati dal virus per la loro vita libera e gioiosa ed è bene che sia così. Se contagiati  trasmettono il virus in casa ai propri familiari. Purtroppo, è la casistica insegna che è  il nipote che infetta il nonno e solo raramente viceversa.

Da parte mia, rientrando nella fascia protetta, certo della mia condotta responsabile, autodisciplina e malgrado la mia grande voglia di vivere, cedo volentieri il mio vaccino, che pure ritengo indispensabile, ad un giovane.

Forse, però, non ce ne sarà bisogno dal momento che il vaccino di Astra Zeneca, destinato, agli under 55, aiuta ad andare, fortunatamente, verso la direzione auspicata. cerchiamo di vedere positivamente il nostro futuro, con una prospettiva concreta di soluzione dell’enorme problema di cui stiamo soffrendo e per il quale si stenta a trovare una soluzione.

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