Teatro – “La dolce ala della giovinezza” con Elena Sofia Ricci: potente

“La giovinezza quella dolce ala che si porta via tutto. Anche il tuo cuore”. A pronunciare queste parole, in scena, è Alexandra Del Lago, una star hollywoodiana in declino che, in preda ad una profonda crisi, segue in Florida un gigolo di nome Chance Wayne. Alexandra e Chance sono i protagonisti della pièce teatrale “La dolce ala della giovinezza” scritta da Tennessee Williams nel 1952, ma – come con i grandi testi accade – di una attualità disarmante. Questo sicuramente ha potuto rilevare il numeroso pubblico nelle 13 tappe che lo spettacolo ha fatto da settembre 2021.

La storia è questa. Da una parte c’è Alexandra Del Lago, interpretata da una potente più che mai Elena Sofia Ricci. Alexandra nel terrore delle recensioni dell’ultimo lavoro e in seguito ad un’inciampo in pubblico fugge dai riflettori di Hollywood e al seguito di un uomo più giovane in cerca di fortuna. Lui è Chanche Wayne, interpretato da un altrettanto possente e potente Gabriele Anagni. Chanche vuole il successo, vuole ricchezza, ma soprattutto vuole la rivalsa sull’ex fidanzata Heavenly, suo primo amore, che ha perso per il suo essere spiantato e con la testa fra le nuvole.

Per 115 minuti Alexandra e Chanche fanno letteralmente a botte: due personaggi granitici, statuari, ma resi evanescenti e molli dall’uso di sostanze stupefacenti, da litri di vodka, da ego che oscurano intere esistenze, da valori calpestati in nome del dio denaro e del successo. Tutto in un andar declinando costante e continuo.

“La dolce ala della giovinezza” così come perfettamente restituito da questa messa in scena in tournée in tutta Italia è la messa in scena di un mondo nel mondo e dei suoi drammi. Quel microcosmo dello spettacolo hollywoodiano che Williams seppe fotografare nel 52 e che debuttò nella stessa Broadway qualche anno dopo.

Si mescolano in una tragedia perfettamente incarnata dai due protagonisti sul palco – Ricci e Anagni – la crisi della decadenza mal vissuta, del silenzio impossibile da tenere, della disattenzione mediatica che si fa problema di vita assoluto. Si assiste al dramma esistenziale di due anime corrose dal desiderio di ritrovarsi negli altri: “lo schermo è uno specchio limpido”, dice Alexandra ricordando la vita sul set. È nel declino “l’eterna” giovinezza è il solo vero appiglio, il luogo a cui far ritorno per trovare pace. “Dove posso andare più in la della gioventù?” si chiede Alexandra.

Ma la giovinezza passa per tutti e il baratro si presenta in tutta la sua mostruosità, laddove nessun limite ci si pone per non perdere quota. È un declinare umano – quello messo in scena -, allucinato e confuso, fino a un finale in tragedia. Un’uscita di scena per entrambi e un silenzio che spezza i cuori a tutta la platea prima di un lungo e fragoroso applauso. Lungo e forte perché sul palco è stato compiuto il miracolo del teatro: ci siamo stati tutti e ci siamo conosciuti di più. Anche questa volta. 

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