WEF: la pandemia fa fare dietrofront alla parità di genere

Da quanto scoperto da una ricerca del World Evonomic Forum (WEF), il Global Gender Gap Report 2021, a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, abbiamo fatto qualche passo indietro per quanto riguarda la parità di genere.

Infatti, da quanto sottolineato dal report, la pandemia ha rallentato anni di progresso verso l’uguaglianza tra uomini e donne, poiché, come visto in una serie di studi, è stato dimostrato l’impatto sproporzionato sulle donne. La maggior parte delle persone che sono state licenziate, a causa della pandemia, sono di sesso femminile. Inoltre, hanno dovuto assumersi molto di più dell’onere aggiuntivo per l’assistenza all’infanzia, quando le scuole hanno chiuso.

Da quanto si può leggere sul Forum economico mondiale: “nonostante si stiano creando condizioni di parità in termini di educazione e condizioni sanitarie, le donne non hanno le stesse opportunità. Fronteggiano ostacoli economici. Un peggioramento della partecipazione politica e difficoltà nel mantenere il posto di lavoro”.

A quanto pare, questo enorme dietrofront, c’è stato soprattutto nella politica. Da quanto riporta lo studio del WEF, le donne detengono ancora poco più di un quarto dei seggi parlamentari in tutto il mondo. E, soprattutto, solo il 22,6% delle cariche ministeriali.

I progressi nelle categorie, però, variano notevolmente a seconda dei Paesi e delle Regioni. Il rapporto ha sottolineato che i Paesi dell’Europa occidentale possono colmare il loro divario di genere complessivo in 52,1 anni. I paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, invece, impiegheranno quasi 142,4 anni per farlo.

L’Amministratore Delegato del WEF, Sabaudia Zahidi, ha dichiarato: “Se vogliamo un’economia futura dinamica, è vitale che le donne siano rappresentate nei lavori di domani”. Inoltre, ha sottolineato che “questo è il momento per incorporare la parità di genere nella ripresa”.

 

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