Setta

Costume e Società: la settimana secondo TFNews

Una settimana particolarmente impegnativa quella per la cultura, il costume e la società. Si è aperta la 59esima edizione della Biennale d’arte di Venezia. Un evento che si aspettava con trepidazione. E che in positivo o negativo ha fatto subito parlare. Ma prima di parlare di arte, artisti e padiglioni, ricordiamo che oggi è il 25 aprile. La giornata più importante per la nostra Repubblica.

Simbolo della Resistenza, cioè della lotta condotta dai partigiani, dall’8 settembre 1943 (giorno in cui gli Italiani seppero dell’Armistizio di Cassibile, appena firmato con gli Alleati), fino alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine dell’occupazione nazista, e la definitiva caduta del regime fascista. Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI)  proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.

Parallelamente  il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere “in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano“, stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.

Entro il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). Durante la seconda Guerra Mondiale anche la Biennale d’arte di Venezia ha subito un brusco calo di partecipazione delle nazioni per ridursi a dieci nel 1942, edizione decisamente in tono minore, incentrata su artisti militari. Le due successive edizioni del 1944 e del 1946 non ebbero luogo. 

Oggi, a 66 anni di distanza, la Biennale d’arte è giunta alla sua 59esima edizione arrivando a premiare il padiglione della Gran Bretagna come “miglior padiglione” grazie all’opera di Sonia Boyce. Una vittoria un pò scontata; erano presenti sicuramente alcuni padiglioni con lavori più interessanti ma soprattutto dove la ricerca era palpabile. Come ad esempio il padiglione della Romania o quello della Germania. Anche il padiglione della Serbia ha un lavoro che meritava di più la vittoria. Ma alla fine basta fare il compitino e tutto va bene. Non parliamo del padiglione Italia, di cui abbiamo scritto già in precedenza, ma insieme a lui arriva la critica al padiglione della Francia. E anche la mostra principale all’Arsenale si conclude con una critica. Quello che ha vinto in questa edizione sono le scenografie e. le opere d’arte. Italia e Francia hanno presentato dei bellissimi set cinematografici.

Padiglione Francia – ph Isaco Praxolu

Meritatissimo invece il Leone d’oro della mostra generale a Simone Leigh artista americana e rappresentate proprio del padiglione USA con la sua opera “Sovereignty“.

Simone Leigh “Sovereignty” – ph Isaco Praxolu

Poi non possiamo non nominare la vittoria Emmanuel Macron contro Marine Le Pen; una vittoria possiamo dire schiacciante che ha visto il Presidente uscente, vincere con il 58,55% contro il 41,45% di Le Pen.

Subito dopo la comunicazione della vittoria Macron ha dichiarato: “Viviamo tempi tragici per la guerra in Ucraina. La Francia deve fare sentire la sua voce. Dovremo essere esigenti e ambiziosi. Dovremo essere benevoli e rispettosi perché il nostro Paese è immerso in tanti dubbi, tante divisioni.

Nessuno sarà lasciato per strada. Starà a noi lavorare insieme per questa unità attraverso la quale possiamo vivere più felici in Francia. Gli anni a venire non saranno certo tranquilli, ma storici, e potremo scriverli per la nostra generazione. Viva la Repubblica e viva la Franca“. Il discorso di Emmanuel Macron al Campo di Marte davanti a migliaia di sostenitori e alle televisioni di tutto il mondo è durato circa 10 minuti e si è concluso con l’inno nazionale interpretato dalla mezzo-soprano egiziana Farrah El Dibany dell’Opera nazionale di Parigi. 

 
 

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