Ddl Zan: la Lega e i suoi adepti tornano ad oltraggiare la legge

Pillon e amici di bevute tornano a bloccare una legge, la legge, che finalmente potrebbe rendere l’Italia un Paese un pò meno medievale. Il ddl Zan, del suo primo firmatario Alessandro Zan, fermato anche dal commento di Toni Brandi presidente di Pro-Vita. “Il Ddl Zan non è urgente. Temi che tra l’altro il premier Mario Draghi non ha toccato in nessuno dei due discorsi programmatici; né al Senato né alla Camera. Sono ben altre le priorità del Paese. Esprimiamo la nostra contrarietà e la contrarietà delle famiglie italiane già vittime di una crisi senza precedenti. Esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio; come bene aveva rilevato la CEI, la legge c’è e basta applicarla” queste le parole di Brandi. 

In risposta a queste inutili parole arrivano quelle dell’onorevole Alessandro Zan “Dopo la mancata convocazione della scorsa settimana, per l’ennesima volta è stato sconvocato l’Ufficio di presidenza della commissione Giustizia al Senato, chiamato a decidere sulla calendarizzazione della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. La Lega, tramite il presidente Andrea Ostellari, non può però continuare a tenere in ostaggio un’intera Commissione; una presa di posizione ideologica, solo per non incardinare la discussione di questo provvedimento necessario“.

L’intervento della Presidente del Senato ora più che mai

Una “forzatura democratica“, come sottolineato giorni fa dallo stesso Zan, che se replicata all’infinito dovrebbe sfociare in un intervento della seconda più alta carica dello Stato; la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. D’altronde non è ammissibile che un presidente di Commissione blocchi una legge perché a lei contraria; negandone continuamente la calendarizzazione.  

“Mentre la Lega lavora ai sostegni in favore delle famiglie e delle categorie vessate dalla crisi, la sinistra e i 5Stelle, senza più identità e senza alcuna linea politica, non trovano di meglio che riproporre battaglie ideologiche, di mera contrapposizione culturale, per imporre derive laiciste, con l’unico scopo di dimostrare di esistere. Il ddl Zan non c’entra col governo Draghi, con la sua ragione fondante che è gestire l’emergenza pandemica ed economica italiana“, ha affermato Simona Baldassarre, medico ed europarlamentare leghista e Responsabile del Dipartimento Famiglia del Lazio. 

La senatrice dem Monica Cirinnà, ha promesso battaglia in ufficio di presidenza della commissione di Palazzo Madama affinché il ddl sia calendarizzato al più presto. Sulla stessa linea Alfredo Bazoli, capogruppo Pd Commissione Giustizia alla Camera, che ritiene “inaccettabile e fuorviante opporsi all’esame bollando la legge uscita dalla Camera come liberticida, promotrice di teorie gender, minacciosa della libertà di opinione”.

Il DDL Zan fuori da palazzo ha tanti sostenitori

In una storia su Instagram, Elodie ha definito “indegni” i parlamentari che hanno rinviato la discussione e ha scritto che “questa gente non dovrebbe essere in parlamento. questa gente è omotransfobica“. Il senatore Simone Pillon impegnato nelle principali battaglie dell’integralismo cattolico, le ha risposto su Facebook, “le valutazioni sull’incardinamento di leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare. Con buona pace di Elodie e di tutta la compagnia cantante…” Della stessa idea alla cantante anche Fedez che ha dichiarando che vorrebbe una legge che tuteli, ad esempio suo figlio Leone, di esprimersi liberamente senza che una persona come Pillon possa attaccare la libertà di altri.

Pillon ha spiegato su Facebook la decisione di non calendarizzare la discussione dicendo che “ne parleremo più avanti con la speranza che prevalga il buon senso. La Commissione Giustizia sta lavorando febbrilmente per approvare il decreto sul riordino dell’esame di avvocato”. 

È interessante sapere che il senatore Pillon nella sua carriera politica si è fatto sentire solo ed esclusivamente per andare contro tutte le tematiche omosessuali; ma soprattutto la privazione dei diritti di chi diritti in Italia in questo momento ne ha pochi. Il suo stipendio mensile pari a 14.634,89 euro, (che nel dettaglio, ha diritto a un’indennità mensile lorda di 11.555 euro al netto la cifra è di 5.304,89 euro, più una diaria di 3.500 euro a cui si aggiungono un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro e 1.650 euro al mese come rimborsi forfettari tra telefoni e trasporti), serve davvero a ricevere da parte sua continui e inutili attacchi ad una comunità che chiede solo rispetto?

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