Giornata Mondiale contro la Pena di Morte: quest’anno dedicata alle donne

Oggi, 10 ottobre, è la Giornata mondiale contro la pena di morte,  una ricorrenza che riunisce il movimento abolizionista globale e che cerca di mobilitare la società civile, ma anche i leader politici, gli avvocati, l’opinione pubblica. Tutto per sostenere la richiesta di abolizione universale della pena capitale.

La Giornata Mondiale contro la Pena di Morte 2021 è dedicata alle donne che rischiano di essere condannate a morte. A quelle che hanno già ricevuto una condanna a morte. Alle donne giustiziate. A quelle donne che sono state scagionate o graziate. Unito a questa importante manifestazione anche tutto il Consiglio d’Europa e  l’Unione Europea che ribadiscono la loro opposizione alla pena capitale in ogni circostanza e ne chiedono l’abolizione universale.

La motivazione del Consiglio d’Europa è molto chiara: ““La pena di morte è un affronto alla dignità umana. Rappresenta un atto crudele, disumano e degradante, contrario al diritto alla vita. La pena di morte non ha alcun effetto deterrente accertato e rende irreversibile gli errori giudiziari. Invitiamo gli Stati membri del Consiglio d’Europa che non hanno ancora aderito ai pertinenti protocolli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e al secondo protocollo facoltativo al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, miranti all’abolizione della pena di morte, a farlo senza indugio.

Il Consiglio d’Europa e l’UE esortano ancora una volta la Bielorussia unico paese europeo che ancora esegue condanne a morte; l’UE chiede di abolire la pena capitale e a unirsi alla grande maggioranza di nazioni che hanno abbandonato definitivamente questa pratica crudele e inumana. Invitiamo inoltre gli Stati osservatori del Consiglio d’Europa che non hanno ancora abolito la pena di morte a promuovere un dibattito aperto sugli ostacoli che bloccano il loro cammino verso l’abolizione.

Amnesty International, promotore della Giornata Mondiale contro la Pena di Morte, punta il dito contro gli Stati Uniti d’America, soprattutto verso le pecche del suo sistema giuridico che spesso sfociano nella condanna di persone innocenti: “Ogni esecuzione che avviene negli Stati Uniti ha delle conseguenze mondiali. Numerosi paesi che non vogliono abolire la pena di morte, giustificano questa loro posizione proprio facendo riferimento agli Stati Uniti, un paese il cui sistema giuridico è percepito come efficiente, giusto e che non commette errori”  ha dichiarato Sarah Rusconi, Portavoce della Sezione svizzera di Amnesty International continuando: “nessun sistema giuridico è al riparo dall’errore. Dal 1973 sono 139 le persone condannate alla pena capitale che sono state rilasciate dal corridoio della morte, dopo che è stata confermata la loro innocenza. Nessuno però sa quante siano le persone innocenti messe a morte.

Senza tenere in considerazione la Cina, sono almeno 714 le persone messe a morte lo scorso anno, in diciotto paesi. In testa a questa macabra classifica, l’Iran con 388 esecuzioni ufficializzate, l’Iraq con 120, l’Arabia Saudita con 69 e gli Stati Uniti con 52. L’Iran e Arabia Saudita hanno messo a morte sette giovani che erano minorenni al momento dei reati che erano loro imputati. 

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