Da quanto è emerso dai nuovi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), relativi al consumo di alcolici, durante la pandemia, “si stima abbiano conosciuto un’impennata nel 2020 tra il 181 e il 250% nell’home delivery. Con un aumento dei consumi domestici registrati”.
Infatti: “L’approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown”. Anzi, “il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e anche meno controllati relativamente al divieto di vendita a minori”. In questo modo sono cambiate “le abitudini degli italiani”.
L’isolamento e gli alcolici
Da quanto spiegato dall’Istituto Superiore di Sanità, a causa dell’isolamento forzato si è giunti “a un incremento di consumo incontrollato, anche favorito da aperitivi digitali sulle chat e sui social network. Spesso in compensazione della tensione conseguente all’isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione resa sicuramente più fragile dalla pandemia”.
Senza contare che, i Servizi di alcologia e i Dipartimenti per le dipendenze e di salute mentale, sempre a causa delle chiusure obbligate, “hanno registrato una crescita di difficile gestione prima, durante e dopo i lockdown per la scarsità delle risorse a disposizione. Per la quantità di richieste inevase a causa delle restrizioni anti-Covid-19 e per l’impreparazione relativa a soluzioni digitali, solo tardivamente introdotte”.
I dati dell’Iss
L’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato, secondo un dato dell’analisi preliminare, che “a preoccupare in particolar modo è l’aumento delle giovani consumatrici a rischio (14-17enni). Che superano per numero, per la prima volta, i loro coetanei maschi”.
I dati pre-Covid, invece, a cui si riferisce il nuovo Rapporto Istisan e la Relazione annuale del Ministro della Salute, evidenziano che nel 2019 in Italia sono stati più di 36 milioni coloro che hanno consumato alcolici. Pari al 77,8% degli italiani sopra gli 11 anni e al 56,5% delle italiane, per le quali si conferma un trend in crescita dal 2014. Le fasce di popolazione con consumatori più a rischio è, per entrambi i generi, quella dei 750.000 minorenni. Prevalentemente 16-17enni, seguita da oltre 2,7 milioni di anziani ultra-65enni. Mentre nel 2019, sono state circa 8,2 milioni le persone che hanno fatto quotidianamente un consumo rischioso, in leggero calo rispetto al 2018.